INTERVISTE

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  “La conoscenza si muove lungo il nastro delle emozioni.”

“gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo”

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ARTICOLI & VIDEO PER IL BENESSERE

DEL CORPO

In questa sezione del sito troverai una selezione di articoli e video dedicati al benessere corporeo. Scoprirai consigli pratici, esercizi, ricette…

      ARTICOLI

IL BENESSERE

1. Il Benessere
1.1 Definizione Il “benessere” (da ben – essere = "stare bene") è una parola che viene proposta in svariate formule e in contesti diversi: in TV, sulle riviste, sul web, attraverso una miriade di formule nuove, di metodologie, di pozioni magiche…
Cos’è il “benessere” per noi? Ognuno ha la sua visione e la sua definizione su questo stato dell’essere, definito come uno stato di totale appagamento dell’essere umano che coinvolge ogni aspetto della propria vita.
Pertanto, per raggiungere questo stato, è necessario che i nostri sogni più profondi, le nostre aspettative e i nostri desideri si rispecchino nella vita di tutti i giorni e siano congruenti con essa.
Per raggiungere uno stato di benessere è necessario iniziare un cammino che parte, innanzitutto, dal nostro senso di consapevolezza dell’attuale agire, che porti ad un cambiamento del nostro stile di vita.
Il punto di partenza è capire dove
ti trovi adesso: (Stato Attuale)
e dove vuoi andare
(Stato Desiderato).
Come sarebbe affascinante attingere al nostro potere interiore ogni volta che ne sentiamo il bisogno ma, forse, ancor di più, scoprire come ogni nostro pensiero crei un ponte tra la nostra volontà e la realtà circostante.
Capita spesso di ritrovarci attanagliati da credenze che limitano il nostro potenziale e, così facendo, sabotiamo ogni nostro buon proposito o, ancor peggio, il nostro cammino verso il successo.
Si, il successo: ma quale significato ha per te?
Avere tanti soldi? Possedere una vettura di lusso? Gestire le persone con cui lavori?...
No, caro lettore, il successo è molto di più di tutto questo…È come una luce che, una volta accesa nel tuo animo, risplende di bellezza propria e dona alla tua persona e a chi ti sta accanto, un volto nuovo: quello della tua scintilla primordiale.
E come possiamo raggiungere il successo se in noi albergano sempre la paura, l’incertezza, l’indecisione, come un freno che limita il naturale cammino verso la scoperta di noi stessi e delle nostre risorse?
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Forse i nostri ricordi, il nostro passato e le persone che ci hanno accompagnato fin ad oggi, ci hanno sempre insegnato, a volte per proteggerci, che ogni cambiamento, se non ben valutato, causerebbe solo disordine e incertezza e la frase che meglio riassumerebbe questo concetto è:
Non lasciare la strada vecchia
per quella nuova!
Ma una strada, prima di diventare vecchia, non era nuova, ancora da scoprire?
Certo che nessuno vuol essere spropositato nelle scelte di vita ma la paura, è spesso più logorante che il cammino verso una meta, un obiettivo.
Il timore di agire, forse, affonda le sue origini nella nostra infanzia, nei primissimi giorni della nostra vita, quando i nostri genitori nel prenderci tra le loro braccia, ci trasmettevano sicurezze o incertezze per i giorni a venire.
La comunicazione, in fondo, ha mille sfaccettature e, soprattutto da piccoli, noi filtriamo con un linguaggio Universale ogni cosa che l’esterno ci trasmette: i movimenti, il tono delle voci, lo stesso respiro di chi ci abbraccia…
Così, strada facendo, passo dopo passo, costruiamo la nostra persona, le nostre abitudini, le nostre decisioni e le nostre incertezze.
Nasce, ad un certo punto, l’esigenza di divenire consapevoli del nostro modo di vivere e del tempo che dedichiamo, non ai capricci, ma alle nostre richieste più autentiche, che una volta accontentate, risvegliano in noi il desiderio e la passione nel continuare in questo straordinario cammino che si chiama “vita”!
Questa Tesi vuol essere un valido strumento per “sbrogliare” i nodi che spesso incontriamo nel raggiungere i nostri obiettivi e abituarci, con un allenamento (Training) costante, a divenire consapevoli delle straordinarie potenzialità insite in ognuno di noi, attraverso le discipline olistiche/naturopatiche, applicate ai principi della psicobiologia e della Naturopatia Scientifica.

Antonio Nuzzachi

GUSTARE LA VITA

Gustare la vita
Le nostre giornate scorrono tra tanti impegni lasciando poco spazio, a volte nulla, alla possibilità di “gustare la vita”.
Cosa vuol dire “gustare”? Significa soffermarsi, essere consapevoli dell’attimo in cui si vive: vivere il nostro tempo ora, nel momento presente, e questo comporta vivere in modo attivo ogni cosa che facciamo.
Questo atteggiamento permetterà di aumentare la nostra concentrazione su ciò che stiamo facendo, godere delle persone che abbiamo accanto e intravedere i lati positivi che ci trasmettono, meravigliarci della bellezza che la natura ci offre, sfruttare al meglio le occasioni che si presentano e renderci attivi alle stesse.
Apprezzare e gustare ogni momento del “qui ed ora”, permetterà di essere consapevoli anche di ciò che avviene attorno a noi ed attuare quei meccanismi che consentiranno di orientare la vita assaporandone ogni momento in positivo.
Assaporiamo quello che c’è ora e prendiamo coscienza
di ogni opportunità che la vita ci offre.
La società occidentale segue in maniera ossessiva il denaro, credendo che questo sia l’unico fattore per un futuro felice, dimenticando di vivere il presente, l’attimo che fugge, e godere a pieno dei singoli momenti.
Ogni istante della nostra vita è unico, come unici siamo noi e unica e divina è la nostra vita: gustiamola!
“Gustare” è un verbo che va letto anche nel suo significato più “vero”: quello legato all’alimentazione.
Il nostro modo di alimentarci, infatti, ricopre un ruolo fondamentale nella vita di ogni persona e ne influenza l’equilibrio psico-fisico.
Quante volte abbiamo sentito la frase: “noi siamo anche quello che mangiamo!”
Avere consapevolezza di quello che mangiamo e soprattutto di come lo mangiamo è importante poiché permette, a noi stessi, di scegliere il cibo ai fini della qualità nutritiva e di gustarlo in modo adeguato.
La nostra società, improntata sull’abbondanza e sullo spreco, si discosta molto dal senso di consapevolezza che ognuno di noi dovrebbe avere, anche nei confronti del cibo. La fretta a cui siamo spesso sottoposti ha influenzato anche il nostro modo di
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mangiare, a tal punto che non consideriamo neanche il tempo necessario per alimentarci. I fast-food, e altri sistemi di alimentazione, hanno modificato le abitudini alimentari ed i rituali ad esse collegati, e questo è deleterio per la nostra energia. Non dimentichiamo che il cibo permette all’uomo di conoscersi meglio.
Ascoltare il senso di fame permette di entrare in contatto con noi stessi, con il nostro stomaco.
Quante volte ci siamo sentiti ripetere che è necessario masticare bene, questo perché la digestione inizia in bocca.
È all’interno del cavo orale, per opera dei denti, della saliva e della masticazione, che avviene la prima fase digestiva.
Mangiare lentamente e masticare più volte aiuta non soltanto la digestione, ma anche la linea, poiché gustare bene, con una masticazione lenta, contribuisce a restare magri, aumentando il senso di sazietà.
Masticare lentamente aiuta ad assimilare meglio gli alimenti e permettere alla lingua di percepirne tutti i gusti; al contrario, mangiare velocemente, può compromettere la digestione.
L’ambiente in cui mangiamo, influenza il nostro modo di percepire il gusto. Ecco perché è importante un ambiente confortevole, piacevole sia alla vista che al gusto stesso. Anche il giusto tempo è importante. Ricordiamo che non è necessario rimanere a tavola per ore e ore ma vi sono piccole accortezze dal grande significato, come per esempio concedersi il giusto tempo per assaporare il cibo, guardare il cibo con positività e gioia, mangiare quanto serve e non per obbligo, dare importanza al colore, sapore, odore del cibo e gustarlo in tutti i suoi aspetti.
Condividere con i commensali i nostri gusti e le nostre emozioni, imparare a cucinare e apprezzare le proprie capacità culinarie, aggiungendo l’ingrediente della passione.
Ricordiamo che Il momento del pasto è un momento ricco di energia nel quale si carica il corpo e … lo spirito.

Antonio Nuzzachi

“L’ “omeostasi” è la capacità di un organismo di mantenere costanti le condizioni chimico-fisiche interne, anche al variare delle condizioni ambientali esterne. Il concetto di “omeostasi”, spiega la “Costanza dell'Ambiente Interno” e serve da fondamento teorico della fisiologia delle regolazioni corporee .
L’omeostasi quindi, è intesa come equilibrio dinamico, alla ricerca delle condizioni più favorevoli per il mantenimento della vita autonoma.
Legge generale dell’omeostasi: “La probabilità che una variazione del valore appropriato di una costante fisiologica provochi una malattia, lesione o morte, è direttamente proporzionale alla grandezza della variazione ed alla sua durata ed inversamente proporzionale alla tolleranza dell’organismo alle variazioni di quella costante”.*
E=
N=valore appropriato della costante N=variazione di questa costante
T=Durata Rg=Tolleranza genetica ad oscillazioni della costante
Ra=Tolleranza acquisita che può essere positiva o negativa”.*
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Tratto da: La coscienza è un puro cristallo che riflette l’essenza delle cose - Corso di Operatore di Training Autogeno di base settore non clinico – Presentazione di due casi di applicazione del T.A.-Antonio Nuzzachi - Didatta Dott. Palladino Luciano, Centro Divenire Torino, a.a. 2010/2011.

L'OMEOSTASI

Antonio Nuzzachi

Anche il nostro sistema nervoso è una complessa rete di connessioni, che accomuna la parte prettamente fisica e quella emotiva.
Attraverso lo studio delle commutazioni neurofisiologiche, con inversione dell’attivazione tra i sistemi ergotropico e trofotropico, e mediante uno speciale allenamento psicofisico si possono constatare modifiche sia fisiologiche (messa a riposo del sistema neurovegetativo) che psichiche (ristrutturazione della personalità). L’allenamento psicofisico deve essere effettuato attraverso protocolli scientifici, come il “training autogeno” (letteralmente “allenamento che si genera da sé”).
Esso ha il grande vantaggio, una volta appreso correttamente, di essere uno strumento a cui fare ricorso in modo del tutto autonomo, per affrontare nuove problematiche che possono insorgere nel corso degli anni.*
L’essere umano, pertanto, attraverso il proprio stile di vita e il livello di consapevolezza, può intervenire anche sui processi neurobiologici tramite l’uso di tecniche scientificamente dimostrabili e agendo sul miglioramento del proprio stile di vita.
L’impegno di “allenarsi” per raggiungere uno stato di benessere psicofisico ci orienta verso l’ascolto passivo di noi stessi attraverso la concentrazione passiva, facendo emergere il nostro stato d’animo.
Frase motivazionale
Nulla ti appartiene, nulla ti è dovuto, fermati un istante per osservare le meraviglie che la natura ti dona e rigenera il tuo spirito dalle sconfinate distese verdi o dalla lucentezza dell’acqua che si unisce al sole.
Ferma la corsa dentro di te, ascolta la voce del tuo respiro, in esso
è racchiuso il movimento del tuo essere, in tutte le sue
forme: fisiche e mentali.
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*Antonio Nuzzachi, La coscienza è un puro cristallo che riflette l’essenza delle cose - Corso di Operatore di Training Autogeno di base settore non clinico – Presentazione di due casi di applicazione del T.A., Didatta Dott. Palladino Luciano, Centro Divenire Torino, a.a. 2010/2011.

CONCETTI SUL 

SISTEMA NERVOSO

Antonio Nuzzachi

L'ELETTROFISIOLOGIA

L’elettrofisiologia 3.1 Definizione* “Con il termine elettrofisiologia si indica una branca della fisiologia che ha come studio il funzionamento dell' organismo dal punto di vista elettrico, sia in condizioni fisiologiche normali sia sotto l'influsso di un potenziale elettrico esterno.[1] In particolare l'elettrofisiologia può essere applicata al funzionamento elettrico del cuore o al funzionamento elettrico delle cellule. In questo secondo caso si parla di "elettrofisiologia cellulare". Alcune delle tecniche sfruttate nell'ambito dell'elettrofisiologia sono le seguenti: • elettrocardiografia • elettroencefalografia • elettromiografia • elettroretinografia Nello specifico, in questa Tesi, tratterò l'elettrofisiologia neuronale, definita come lo studio delle proprietà elettriche a livello cellulare e dei tessuti biologici del sistema nervoso. In particolare è una branca della fisiologia che è specializzata nello studio della corrente a livello ionico e la relativa registrazione elettrica ottenuta da strumenti che misurano di questi flussi. Il nostro organismo, nello specifico il sistema nervoso, è caratterizzato da un sistema comunicativo di natura elettrica da un’area all’altra. Alla base di questo segnali, attraverso la membrana cellulare, vi è lo straordinario sistema di controllo della distribuzione ionica. Il potenziale elettrico dovuto da variazioni di tensione, sono generati da canali ionici *”Un canale ionico è una proteina trans-membrana (cioè attraversa la membrana cellulare) che permette il passaggio di determinati ioni dall'esterno all'interno della cellula o viceversa. I canali ionici sono selettivi per una o poche specie ioniche. La presenza di cariche fisse forti sull'imboccatura del canale rende la sua permeabilità inversamente proporzionale al raggio anidro degli ioni in quanto viene allontanato l'alone idrico di solvatazione (es: canale per il sodio). La presenza di cariche fisse deboli sull'imboccatura del canale rende la sua permeabilità inversamente proporzionale al raggio idrato degli ioni (es: canale del potassio e dello zolfo).
I canali la cui permeabilità (e quindi la loro specificità) non è correlata né al raggio anidro né a quello idrato, presentano all'interno una sequenza di specificità che consiste in una serie di cariche e in una determinata conformazione spaziale che permette il passaggio solo a determinate specie ioniche”. 3.2 Canali ionici* I canali ionici sono costituiti da molecole proteiche, disposte in modo da formare pori ripieni d'acqua, che attraversano le membrane e sono in grado di passare da uno stato aperto a uno chiuso. L'intensità e la direzione del movimento ionico attraverso il poro, sono governate dal gradiente elettrochimico per lo ione in questione. Questo fattore, dipende dalla concentrazione dello ione ai due lati della membrana e dal potenziale di quest’ultima. I canali ionici sono caratterizzati: • dalla loro selettività per particolari specie ioniche, che dipende dalla dimensione del poro e dalla natura del suo rivestimento interno; • dalle loro proprietà di cancello (cioè dal meccanismo che controlla la transizione tra stato aperto e stato chiuso del canale); • dalla loro architettura molecolare.

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*Testo – immagine tratto dal sito: www.wikipedia.it.

Antonio Nuzzachi

CORPO UMANO E 

PROCESSI ELETTRICI

Il corpo umano presenta un’imponente correlazione con i processi elettrici, in quanto ne influenzano le normali condizioni fisiologiche.
I differenti esami elettrofisiologici permettono di evidenziare come le forze fisiche, coinvolte nel corpo umano, possano evidenziare, nelle differenti forme diagnostiche, gli stati di salute dell’organismo, attraverso la registrazione e la visualizzazione grafica dell’attività elettrica (come, ad esempio, il cuore).
La presa di coscienza e lo studio dei flussi elettrici in senso generale, anche nel nostro organismo, evidenziano come il corpo umano sia un insieme di straordinari processi che coinvolgono differenti aspetti che si estendono sul piano delle forze fisiche e psichiche, dove al centro dei differenti studi di ricerca vi è l’aspetto olistico nel senso più pregnante della parola: tutto, intero, totale, sommatorio.
Soffermarsi esclusivamente su una parte del corpo umano, oltre ad essere riduttivo, allontana dal verso senso di esistere: fisico e psiche dovrebbero essere una cosa sola.
Frase motivazionale
Noi siamo l’insieme di straordinarie forze,
ricerca con passione ciò che le accomuna
scoprirai la bellezza della natura che
è dentro di te.

Antonio Nuzzachi

LA PSICOBIOTICA

“La psicobiotica è una disciplina, attinente alle neuroscienze, che si occupa di valutare l'influenza del microbioma intestinale su alcune funzioni cerebrali. La psicobiotica è stata accolta in Italia, per la prima volta in un contesto ufficiale, durante il 47º Congresso della Società italiana di Psichiatria (SIP) a Giardini Naxos dal neuroscienziato John F. Cryan, dell’University College di Cork, Irlanda. Secondo la psicobiotica esisterebbe un rapporto tra i microorganismi che compongono il microbioma intestinale, un tempo chiamato "flora batterica", ed alcuni disturbi mentali, come la depressione, l'ansia, la schizofrenia e l'autismo. Il microbioma agirebbe sul tessuto nervoso del cervello attraverso vari canali: sfruttando connessioni neurali vere e proprie, tramite il nervo vago, mediante la produzione locale di neuromediatori e per mezzo di altri fattori che potrebbero modulare sia il sistema immunitario sia quello ormonale. Sebbene validazioni scientifiche siano ancora necessarie per trasferire il modello animale sull'uomo, negli ultimi anni si sono moltiplicate le pubblicazioni scientifiche sull'argomento”.* Il nostro organismo è sottoposto a continui adattamenti omeostatici alla vita frenetica alterando, spesso, l’equilibrio psico-fisico e generando forme di malessere comunemente definibili con il termine “stress”. Nel sistema gastro-intestinale, tra gli organi sensibili ai cambiamenti fisiologici, risiedono enormi quantità di microrganismi che vivono all’interno del nostro intestino chiamati “microbiota”, conosciuti anche come “flora intestinale”, aventi una funzione protettiva per il nostro organismo. Il microbiota intestinale è coinvolto non soltanto nel corretto funzionamento dei processi digestivi, ma anche in quelli cognitivi ed emozionali attraverso complesse segnalazione biochimiche tra l’asse intestino-cervello. La struttura del microbiota, inoltre, è strettamente correlata a fattori di età e ad abitudini alimentari, oltre che a farmaci come terapie antibiotiche in corso.
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*Testo tratto dal sito: www.wikipedia.org.

I mocrorganismi detti “simbionti”, sono presenti già al momento della nascita e proliferano grazie all’assunzione del latte materno, il quale é composto da molecole che sviluppano il microbiota intestinale dove alcuni microrganismi si nutrono degli stessi zuccheri presenti nel latte. È importante che il nostro organismo mantenga un livello omeostatico tale da garantire l’equilibrio della flora batterica intestinale ma, purtroppo, lo stress al quale spesso siamo sottoposti, non garantisce questo stato e si incorre in casi di alterazione della flora stessa, che si manifesta sotto forma di sindrome da colon irritabile. Lo stress è causa di stati infiammatori che, se prolungati, alterano il microbiota intestinale attivando il sistema immunitario e, se protratto nel tempo, potrebbero causare danni all’intero organismo interagendo non soltanto con il benessere fisico, ma anche psicologico. ____________________________________________________________________

Questo complesso sistema di interazione tra intestino e cervello, causa un maggiore sensibilità al dolore viscerale e, di conseguenza, maggiore irritabilità e scompensi emotivi. Il nervo vago assume una valenza di primo piano tra le comunicazioni microbiota-sistema nervoso, rientrando in stretta correlazione tra i processi digestivi ed il riposo. Studi recenti sul microbiota intestinale, hanno evidenziato lo stretto legame con gli stati d’animo e più propriamente: i “Lactobacillus reuteri” portano ad una inversione dei deficit sociali e i “Lactobacillus helveticus R0052” migliorano eventuali disagi psicologici. Pertanto stati d’ansia e stati stressogeni sono strettamente e finemente correlati con il microbiota intestinale, evidenziando come l’utilizzo appropriato di determinati componenti nella dieta e miscele probiotiche siano in grado di influenzare anche il nostro atteggiamento. La psicobiotica tratta il rapporto tra la nostra mente ed il microbiota intestinale, partecipando attivamente alla regolazione di svariati processi fisiologici, tra i quali immunomodulazione, adiposità e bilancio energetico, nonché l’attività del sistema nervoso intestinale.

Antonio Nuzzachi

La glicemia è il valore della concentrazione di glucosio nel sangue. Il nostro organismo possiede un sistema di autoregolazione che garantisce, nei limiti, il mantenimento costante della glicemia durante la giornata.
L’azione dell’insulina è quella di accelerare l’entrata di glucosio nelle cellule muscolari, adipose ed epatiche. La mancanza di insulina genera un accumulo di glucosio negli spazi extracellulari, comportandone un aumento eccessivo: iperglicemia.
L’insulina è un ormone tendenzialmente ipoglicemizzante, in quanto “interessato” ad abbassare i livelli di glucosio, mentre il glucagone ha l’effetto opposto, ovvero quello di aumentarne i livelli; pertanto, entrambi, hanno l’obiettivo di equilibrare i livelli di glucosio.
Sia i valori alti (iperglicemia) che quelli bassi (ipoglicemia), ovviamente, sono dannosi per l’organismo, soprattutto se protratti nel tempo.
Una forma di alterazione insulinica la troviamo nel diabete mellito (diabete giovanile) dove il pancreas, ad un certo punto, riduce in maniera significativa la produzione di insulina. Studi recenti hanno evidenziato che, questo tipo di diabete (tipo 1), è causato da una distruzione beta-cellulare autoimmune, ma le cause sono ancora poco conosciute.
La componente genetica influenza solo la sensibilità verso la malattia stessa, ma le cause scatenanti “potrebbero” essere di natura esterna. Il diabete di tipo 2, invece, è causato da una carenza parziale, non assoluta, di secrezione insulinica, che generalmente progredisce nel tempo. Predilige soggetti con una familiarità ed il rischio aumenta con la sedentarietà e l’obesità. Le mutazioni genetiche influenzano il decorso della malattia, ma lo stile di vita peggiora lo stato di insulino-resistenza.
 

LA GLICEMIA

Antonio Nuzzachi

LA GLICOSURIA

La glicosuria
Nel momento in cui la glicemia supera un certo valore, variabile da 1.6-1.8g /litro di sangue, avviene un sovraccarico a livello renale e, pertanto, l’organo in questione non è più in grado di trattenere il glucosio con conseguente glicosuria, ovvero l’eliminazione del glucosio nelle urine.
Il glucosio contenuto nel sangue, infatti, viene filtrato dai reni e, nello specifico, dai glomeruli. Tale liquido è simile al plasma sanguigno, ma differente per il contenuto di proteine e, pertanto, in situazioni ottimali, nelle urine non è presente glucosio. Il livello di glicosuria può raggiungere circa i 100g/giorno, ma la capacità limite di assorbimento del glucosio da parte dei tubuli renali è soggettiva a seconda delle caratteristiche individuali.
La persona affetta da diabete, urina molta più acqua quanto più glucosio elimina e fa emerge un’altra condizione: la poliuria, il cui valore è intorno ai 2-5l di urina al giorno. Si evince come il diabetico necessiti di integrare i sali minerali dispersi, a causa dell’eccessiva frequenza urinaria. Emergono, inoltre, altri 2 sintomi tipici del diabetico: la sete e la polidipsia, per un’adeguata riserva idrica e salina.
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Antonio Nuzzachi

NEUROFISIOLOGIA
COMPORTAMENTO ALIMENTARE

“Neurofisiologia del comportamento alimentare: quello che ci dice il nostro cervello
Tratto dal sito: www.lamedicinainunoscatto, con autorizzazione concessa via mail rilasciata dalla Dott.ssa Elia Esposito, 7/10/2014.
Un gruppo di ricercatori inglesi dell’università dell’Est England, studiando il cervello di un gruppo di topi da laboratorio, ha recentemente scoperto che alcune cellule staminali, chiamate “taniciti”, che sarebbero in grado di generare nuovi neuroni atti alla regolazione della fame, non solo durante la vita fetale ma anche in quella adulta. Sul presupposto che lo stimolo della fame non sia solo un istinto innato, si stanno sperimentando nuovi farmaci “personalizzati” per combattere l’obesità.
Perchè mangiamo? Cosa ci spinge a continuare ad ingurgitare cibo senza moderazione? Perché, ad un certo punto, iniziamo ad essere sazi? Come avviene la regolazione dell’appetito nel nostro cervello?
In linea generale, possiamo affermare che nel nostro sistema nervoso centrale ci sono due “centri” che si occupano di smistare le informazioni ricevute dai vari organi e, integrandole tra loro, ci impongono di adottare un certo comportamento nei confronti del cibo. Il centro della fame è attivo in condizioni di digiuno, mentre prevale quello della sazietà dopo il pasto. Gli studiosi, sulla base di questi presupposti, hanno elaborato due teorie che cercano di spiegare la regolazione giornaliera dell’introito di cibo nel nostro corpo:
• la teoria glucostatica dove lo stimolo più importante è dato dalla glicemia, ovvero la quantità di glucosio presente nel sangue che normalmente varia tra i 70-100mg/dl. Non appena questa scende sotto i valori di guardia, si attiva il centro della fame. Viceversa, quando la glicemia supera i 100 mg/dl, viene attivato il centro della sazietà;
• la teoria ipostatica. Essa ipotizza che i depositi di grasso influenzino i centri fame-sazietà. Quando le scorte lipidiche scarseggiano si ha attivazione del centro della fame, in caso contrario quello della sazietà.
Fin qui, tutto molto semplice.
Nell’uomo, diversamente da quanto avviene negli animali, la fame non è un mero bisogno fisiologico ma espressione della straordinaria attività dell‘ipotalamo, una struttura del Sistema Nervoso Centrale collocata tra i due emisferi cerebrali e deputata

a funzioni molto importanti, come la regolazione endocrina, il ciclo sonno-veglia e la regolazione del bilancio energetico. All’interno dell’ipotalamo la prima stazione di raccolta ed integrazione dei segnali provenienti dalla periferia del nostro corpo (recettori visivi, olfattivi, gustativi), è rappresentata dai neuroni del nucleo arcuato. Essi, dopo aver ricevuto questi segnali, elaborano determinate risposte che vengono trasmesse ad altri neuroni ipotalamici, definiti di secondo ordine; da qui, poi, partiranno riposte effettrici che ci faranno “venire fame” oppure sentire sufficientemente sazi.
Analizziamo ora questo processo nel dettaglio. Nel nucleo arcuato esistono due popolazioni neuronali che esprimono differenti neuropeptidi:
- Neuroni anoressigeni (Pomc/Cart) che sono stimolati da segnali di sazietà e inibenti l’assunzione del cibo attraverso la produzione di due peptidi che sono chiamati CART. I livelli di quest’ultima, aumentano in seguito ad assunzione di cocaina , amfetamine e alla a-MSH (ndr. Ormone Melanocita Stimolante che deriva dal clivaggio della POMC ovvero pro-oppio-melanocortina);
- Neuroni oressigeni (Npy/Argp) che sono stimolati dai segnali di fame ed esprimono peptidi come Argp (ndr. Peptide Stimolante la Proteina Arguti) e Npy, definito Neuropeptide Y.
Abbiamo spiegato, in questa prima “stazione”, come l’informazione passi ai neuroni di secondo ordine, l’area ipotalamica laterale (centro della fame), nucleo ventromediale (centro sazietà), nucleo paraventricolare e dorsomediale: questi la porteranno dall’ipotalamo ai sistemi efferenti, al fine di controllare l’assunzione di cibo e il dispendio energetico.
Quali sono le molecole che ci fanno venire fame o che inducono sazietà?
Si parla di un insieme di segnali, che possono agire a breve o a lungo termine sul nucleo arcuato.
La grelina, prodotta dal fondo gastrico e dal nucleo arcuato dell’ipotalamo, è sicuramente tra i segnali di grande importanza che agiscono a breve termine (minuti/ore) poiché, andando a stimolare i neuroni oressigeni, fa avvertire dei crampi allo stomaco, indicandoci che è arrivato il momento di mangiare.

I livelli plasmatici aumentano prima dei pasti e crollano poche ore dopo aver mangiato; i livelli di grelina alti sono correlati ad un aumento ponderale e sono massimi in condizioni di digiuno.
Sempre coinvolti nel segnale a breve termine, ma con funzione opposta alla grelina, ci sono altre molecole tra cui:
• polipeptide pancreatico (PP), prodotto dal pancreas endocrino;
• amilina e insulina, secrete dalle cellule beta del pancreas;
• peptidi anoressizanti intestinali come la CCK (ndr. Colecistochina-Pancreozimina), prodotta dal duodeno e dal digiuno dopo un pasto “grasso”, che favorisce lo svuotamento gastrico e la secrezione biliare/pancreatica, e il PPY-36, prodotto dal colon, che ci indica un’abbondanza di energia calorica introdotta.
Per quanto riguarda invece i segnali a lungo termine (giorni e settimane) le protagoniste sono l’insulina e la leptina che, andando a stimolare i neuroni anoressigeni, ci trasmettono segnali del tipo “sei pieno, basta mangiare!”. L’insulina è un ormone proteico, secreto dalle cellule beta del pancreas, i cui livelli aumentano dopo un pasto quando la glicemia si alza, fornendoci quindi un segnale di sazietà carboidrato-dipendente. Il suo fine ultimo è far abbassare la glicemia, immagazzinando il glucosio nel muscolo sottoforma di glicogeno, e nel tessuto adiposo sottoforma di lipidi.
Altrettanto degna di nota è la leptina (ndr. il cui nome deriva dal greco leptos cioè “magro”), un peptide di 116 amminoacidi secreto dal tessuto adiposo in base alla quantità di massa grassa accumulata: più abbiamo adipe più verrà prodotta leptina che attiverà il centro della sazietà, in modo che venga ridotto l’apporto calorico giornaliero. Essa è il prodotto del gene OB e svolge importanti azioni anche a livello sistemico, in quanto è coinvolta nel metabolismo osseo, nell’attività riproduttiva, nella crescita di nuovi vasi sanguigni, nella riparazione tissutale e un suo deficit sembra associato a disordini di natura autoimmunitaria. È, infine, in grado di aumentare la spesa energetica, tramite la termogenesi adattativa secondo lo schema seguente:
• molte scorte adipose –> molta leptina –> riduzione della fame e aumento della spesa energetica
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• digiuno –> poca leptina –> aumento della fame e diminuzione della spesa energetica
Il risultato finale è il mantenimento del peso corporeo.”*
Schemi di regolazione della fame nel cervello umano
Come mai allora negli obesi, che dovrebbero avere molta leptina, la spesa energetica non compensa l’obesità?
Nel soggetto obeso parliamo di una condizione definita leptino-resistenza, secondo la quale i recettori ipotalamici sono insensibili all’azione della leptina ma sensibili ad un suo calo. In altre parole… Quando un obeso ingrassa è perché lo stimolo che fornisce la leptina viene ignorato, mentre quando un obeso tenta di dimagrire l’ipotalamo si accorge della diminuzione di leptina e spinge l’individuo alla ricerca del cibo. È proprio per questo motivo che i tentativi di curare l’obesità con la leptina sono miseramente falliti, mentre invece la recente scoperta dei taniciti potrebbe rivelarsi un vero e proprio asso nella manica nel trattamento di questa patologia.
Mohammad Hajiosseini, ricercatore presso l’Università dell’ East Aglia afferma:

“I taniciti sono delle vere e proprie cellule della fame simili alle cellule staminali, dotate di totipotenza cioè della capacità di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo. […] Nell’ipotalamo dei topi, queste cellule si trasformano in nuovi neuroni regolatori dell’appetito, non solo durante la vita embrionale, ma anche durante la vita animale. Tra qualche anno sarà possibile valutare se questi meccanismi sono attivi anche nell’uomo, in tale caso queste cellule potranno essere manipolate e potranno arginare il problema dell’obesità”.
L’obesità è un problema che non va sottovalutato, in quanto è il principale motore di un gruppo di alterazioni che prendono il nome di “sindrome metabolica”.
Essa è patologia caratterizzata dal seguente quadro clinico:
• obesità centrale, aumento del giro vita;
• ipertrigliceridemia, aumento delle LDL cioè del colesterolo “cattivo” e diminuzione di HDL, definito colesterolo “buono”;
• intolleranza al glucosio con insulino-resistenza, ovvero ci vuole più insulina per fare in modo che il suo recettore si attivi e questo comporta una maggior predisposizione a sviluppare Diabete Mellito di tipo 2;
• ipertensione, un buon valore pressorio si aggira sui 120/80 mmHg;
• ipoventilazione con apnea ostruttiva del sonno, chiamata sindrome di Pickwick;
• steatosi epatica non alcolica e calcolosi biliare.
Nell’attesa che si giunga a nuove importanti scoperte, non ci resta che prenderci cura della nostra salute seguendo una corretta alimentazione, basata sulla regola popolare “colazione da re, pranzo da principe e cena da povero”, in modo da fornire più carburante possibile al nostro corpo in vista della giornata che ci aspetta e rimanere leggeri la sera per il riposo.
Il tutto possibilmente accompagnato da una sana, anche se faticosa, attività fisica”!*
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*Tratto dal sito: www.lamedicinainunoscatto, con autorizzazione concessa via mail rilasciata dalla Dott.ssa Elia Esposito, 7/10/2014.

Antonio Nuzzachi

L’importante correlazione tra nutrizione e sistemi nervosi è evidente anche nei bisogni alimentari dove, nella fame, il sistema nervoso invia segnali che si esplicano sul profilo organico avvertendo un senso di “vuoto” in corrispondenza dello stomaco, dovuto alle sue contrazioni. Questo segnale ci avverte dell’imminente bisogno di mangiare, sta poi al nostro comportamento e alle nostre abitudini, orientare al meglio la nostra alimentazione attraverso alimenti nutritivi ed energetici importanti per il nostro benessere. E’ da sottolineare come alcune cellule nervose siano sensibili alla quantità di glucosio nel sangue; questi centri, inoltre, sono sensibili al variare della temperatura: una diminuzione della stessa attiverebbe la sensazione di mangiare, inibendo quello della sazietà. Nella sete, invece, la sensazione si trasforma in secchezza delle fauci in quanto, fisiologicamente, l’organismo richiede l’assunzione di acqua, a causa di un ridotto apporto idrico. Anche in questo caso sono presenti cellule nervose ipotalamiche che registrano le variazioni di quantità d’acqua nell’organismo e, pertanto, sensibili ad attivare dei centri che inneschino il bisogno di bere.
Nell’ipotalamo esistono due importanti centri: quello del mangiare, situato nella regione laterale, e quello della sazietà, posto medialmente. Si intuisce come dal loro equilibrio dipende il corretto mantenimento del peso corporeo.

CORRELAZIONI SISTEMA NERVOSO

Antonio Nuzzachi

L'OBESITA'


L’obesità
L'obesità può essere definita come un aumento patologico della massa adiposa, tale da aumentare la morbilità e da ridurre le speranze di vita dell'individuo.
La necessità di indagare su questo problema, nasce dal suo crescente aumento tra la popolazione.
Risulta difficile definire i confini diagnostici dell'obesità che rientrano nei disturbi del comportamento alimentare in quanto, essa, è considerata espressione di un insieme complesso di fattori genetici, fisiologici, nutritivi, psicologici e culturali.
Legato a questo disturbo, secondo la psichiatra Bruch, vi è un atteggiamento onnipresente della madre, con conseguente incapacità del bambino di fare da solo unito a sentimenti di insicurezza.
L'origine dell'obesità nello sviluppo, inoltre, è da ricondurre ad una relazione madre-figlio caratterizzata dalla difficoltà materna a riconoscere i segnali emessi dal bambino stesso, nei vari stati di bisogno, e dall'uso privilegiato del cibo come mezzo per placare le tensioni della prole.
Le conseguenze nel bambino sono principalmente due: l'instaurarsi di difficoltà a discriminare adeguatamente le proprie tensioni interne e la tendenza a rispondere a queste tramite l'assunzione di cibo.
L'alimentazione pertanto, nell’obesità, rappresenta una strategia per attenuare stati d'ansia e depressione, per risolvere frustrazioni e delusioni e per gratificare se stessi.
Così, a lungo andare, l'introduzione di cibo non è più regolata dai centri ipotalamici
della fame e della sazietà, ma è scandita dagli stati emotivi e dai vuoti affettivi,
producendo un aumento di peso.
Clerici e Albonetti hanno condotto una ricerca partendo dall'ipotesi che, negli adulti
gravemente obesi, vi sia la presenza di una difficoltà ad esprimere sentimenti; queste
caratteristiche vengono denominate “alessitimia”.
Questo termine viene usato per descrivere una personalità caratterizzata da:
1) inabilità ad esprimere e a vivere esperienze emotive,
2) pensiero orientato esternamente;
3) ragionamento concreto e stereotipato;
4) impoverimento della vita affettiva;
5) diminuzione nel "sognare ad occhi aperti";
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6) tendenza a somatizzare, in quanto le emozioni e i sentimenti vengono
espresse attraverso il corpo e non verbalmente.
Dalla letteratura emerge che, tra i fattori dell’obesità, vi è la presenza di una storia familiare positiva per eccesso ponderale.
Le osservazioni di Mayer evidenziano una chiara relazione fra obesità del bambino e obesità di uno o entrambi i genitori: meno del 10% dei bambini obesi ha entrambi i genitori con peso nella norma, più dell'80% ha entrambi i genitori obesi.
Si ritiene, tuttavia, che fattori genetici, se presenti, possono dare luogo a obesità solo attraverso l'azione d'influenze ambientali.
Un disturbo psicologico, soventemente legato alle persone obese, è la percezione distorta di sé. Infatti, l'obesità, può interferire con lo sviluppo dell'immagine corporea, che appare frequentemente alterata, e con l'identità dell’individuo, poiché ha un negativo concetto di se stesso.
La preoccupazione più grande è la probabilità della sua permanenza.
I due fattori che predicono la persistenza sono l'età di esordio e la gravità: l'obesità severa e un'età di inizio molto bassa aumentano il rischio di duratura, soprattutto nelle femmine
L'obesità ha effetti multipli sulla crescita. Per esempio i bambini obesi tendono a
essere più alti, le loro ossa invecchiano più velocemente e la loro massa grassa è più
grande; le ragazze hanno più precocemente il ciclo mestruale, rispetto alle ragazze non obese.
L'obesità infantile può essere distinta in due grandi gruppi:
1. obesità essenziale, o primaria, o semplice;
2. obesità secondaria, originata da cause endocrine o genetiche.
L'obesità essenziale è la forma più comune, mentre le forme secondarie sono rare.
L'obesità primaria può essere definita come una condizione genetico-clinica, caratterizzata da un'alterazione della composizione corporea per un eccesso della massa grassa. La massa normale, in soggetti geneticamente predisposti, viene esageratamente aumentata conseguentemente all’eccessiva introduzione di calorie, rispetto alla spesa energetica.
Tale patologia, potrebbe essere anche definita come un eccessivo deposito di energia (trigliceridi) nel tessuto adiposo.
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Tra i fattori di rischio dell’obesità infantile, vi è la presenza di una storia familiare positiva per eccesso ponderale (questo dato non è determinante nel definire se l'obesità è geneticamente dipendente, ma suggerisce che può essere il risultato di fattori ambientali).
Altri fattori a rischio, da prendere in considerazione, sono: il basso livello sociale, la privazione affettiva familiare, la condizione di figlio unico, la mancanza di uno dei due genitori, l'eccessiva visione della televisione, la durata breve del sonno notturno.
Responsabile dell'obesità essenziale, è l'incapacità dell'organismo di regolare correttamente il rapporto tra introduzione e dispendio energetico.
Fattori genetici, congeniti e acquisiti, possono intervenire nell'instaurarsi di questo squilibrio del bilancio energetico.
Studi recenti sull'obesità, hanno messo in evidenza l'importanza dei fattori genetici e familiari.
Un terzo dei soggetti in sovrappeso ha caratteristiche simili a quelle dei bulimici di peso normale, con una differenza: non fanno ricorso ai metodi di "annullamento", che servono ai bulimici per compensare i loro eccessi, incorrendo così nella patologia della sindrome denominata "iperfagia incontrollata” o “binge eating disorder". All'esame del bambino obeso si riscontrano: dipendenza dalla figura materna per le attese di nutrimento affettivo, tendenza depressiva compensata dalla gratificazione alimentare, notevole insicurezza, distorta percezione del proprio corpo, rallentamento o negazione del proprio ruolo o identità sessuale.
Solo in una piccola percentuale dei casi, è possibile ricondurre l’obesità infantile a cause strettamente organiche.
Nella maggior parte dei casi, infatti, l'indagine anamnestica e clinica mostra come l'obesità sia la conseguenza di uno squilibrio fra apporto calorico e dispendio energetico, squilibrio sostenuto sul piano comportamentale da iperfagia e riduzione dell'attività motoria, sempre riconducibili a sottostanti problemi psico-sociali.
La maggior parte degli studiosi è concorde nell'individuare nel rapporto con la figura materna il momento più significativo per l'insorgenza del disturbo alimentare, sottolineando il ruolo che la madre ha nell'ambito familiare e l'inadeguatezza a riconoscere e a rispondere alle esigenze affettive del bambino.
Possiamo trovare, nell'obesità infantile, tre categorie:
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1. Pazienti il cui eccesso ponderale non si accompagna ad alcuna evidente anomalia psicologica e questi sono i casi in cui l'obesità ha una chiara origine sociogenetica;
2. Pazienti precedentemente nella norma ponderale, in cui l'obesità compare repentinamente a seguito di un evento scatenante ovvero i casi di obesità reattiva. Fra le esperienze traumatiche infantili più frequenti sono le separazioni prolungate dai genitori, la nascita di un fratellino, interventi chirurgici, inizio della scuola;
3. Pazienti in cui l'obesità insorge nella prima infanzia, denominata
obesità di sviluppo.
La terapia della persona obesa dovrebbe puntare sulla possibilità di una buona comunicazione interpersonale, sulla capacità di godere della compagnia degli amici, di avere interessi e di assumersi responsabilità.
Bisogna, comunque, di volta in volta, individuare la strategia di intervento, che tenga conto della situazione familiare e dello sviluppo psicologico.
Il trattamento dell' obesità necessita di un cambiamento nel bilanciamento energico, attraverso la dieta e l'esercizio.
Test psicologici mettono in evidenza il senso dell'isolamento della persona obesa, il
suo non sentirsi capito dai familiari e amici.
Oltre alle manifestazioni psicologiche legate all'obesità vi sono anche influenze culturali, biologiche e ambientali, che hanno un impatto importante nel mondo della persona con tale patologia.
I principali elementi della personalità del bambino obeso sono:
1. Impulso a iper investire oralmente;
2. Polarizzazione dell'apparenza del corpo;
3. Sentimenti depressivi e di colpa, per avere soddisfatto l'impulso.
La figura del corpo nelle persone obese è frequentemente falsata: questa è modificata maggiormente quanto più l'obesità è precoce.
La rappresentazione di un corpo filiforme, contrariamente alla realtà, appare frequentemente come una traduzione fantasmatica di un corpo desiderato, o di un corpo ideale.
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Nell'adolescenza, invece, l'obesità è un modo di controllare o negare la propria sessualità.
Altro elemento frequente nella personalità del soggetto obeso, è l'esperienza depressiva dietro un atteggiamento di forza ed eccellenza.
É caratterizzato da un'assenza di attività interna e questo crea un sentimento di noia e brama, che portano a "spiluccare".
Altre caratteristiche sono le intolleranze alle frustrazioni e il rifiuto di uno stato di tensione interna, che vengono elaborate mentalmente: il corpo obeso avrebbe la funzione di protettore da aggressioni interne ed esterne”.*
__________________________________________________________________________________
*Tratto dai testi: Master in Mental Training & Psicologia dello Sport, con autorizzazione concessa dalla Dott.ssa Marina Gerin – Gerin, 2010/11.

Antonio Nuzzachi

LA PNEI

Lo studio delle reazioni tra i sistemi nervoso – endocrino – immunitario - psichico, ha aperto la porta ad una visione olistica e, allo stesso tempo, scientifico-strutturale, che ha come fulcro il benessere dell’individuo. Questi sistemi di regolazione biologica hanno la caratteristica di interscambio di informazioni: psiche e soma, infatti, si influenzano tra loro. Osserveremo, inoltre, in questa tesi, come alcune tecniche siano di primaria importanza per l’omeostasi emozionale, sottolineando come gli eventi esterni possano suscitare emozioni intense, tali da scatenare risposte neurovegetative sia sul piano endocrino che immunitario. Le emozioni sono il segnale di un cambiamento tra il mondo esterno e quello interno. Esse, ovviamente, non sono negative; ma quando il sistema nervoso-emotivo percepisce uno stato eccessivamente alterato dai segnali esterni, allora potrebbe entrare in moto un “meccanismo di difesa” disequilibrato rispetto al movente percepito. Separare la psiche dal corpo è uno dei grandi errori che emerge nella visione meccanicistica, poiché l’organo viene trattato come entità a se stante e non connesso con l’intero organismo.
Il ruolo dell’alimentazione è fondamentale in un processo di consapevolezza psicosomatica dove la persona riscopre, nell’atto di alimentarsi e nella scelta degli alimenti stessi, l’importanza del tempo da dedicare a se stessa e alla ricerca degli alimenti più sani per contribuire all’equilibrio psicofisico in una visione olistica.
L’atto di mangiare, spesso, trae origine da alcuni stati d’animo poco salutari, come l’ansia, dove l’approccio con il cibo non ha una matrice legata al benessere, ma ad un appagamento emotivo.
Frase motivazionale
Ascoltai ogni vibrazione del tuo corpo,
in esso scoprirai come ogni sua parte è straordinariamente
unita in una visione olistica e universale.

Antonio Nuzzachi

L'importanza dell'attività fisica

Far parte del reparto sportivo dei Carabinieri è stata un'esperienza fondamentale per la mia vita, sia a livello personale che professionale. Questa opportunità mi ha permesso di unire la mia passione per lo sport con il servizio alla comunità, rappresentando un'esperienza di grande valore e significato. Ho potuto allenarmi con atleti di alto livello, ricevere formazione specialistica e partecipare a competizioni di prestigio, il tutto in un contesto che promuove la disciplina, il rispetto e il lavoro di squadra.

La mia carriera sportiva ha preso slancio con la partecipazione al campionato di corsa in montagna, dove ho avuto l'onore di conquistare il primo posto, diventando campione mondiale. Questo traguardo non è stato solo il riconoscimento dei miei sforzi e della mia dedizione, ma ha anche rafforzato la mia determinazione e la mia autostima. La corsa in montagna richiede non solo capacità fisica, ma anche una grande forza mentale, e il mio successo in questa disciplina ha rafforzato il mio spirito di competizione e la mia resilienza.

Essere un campione mondiale mi ha insegnato l'importanza della preparazione, dell'impegno e della perseveranza. Questi valori sono diventati fondamentali nel mio lavoro quotidiano come carabiniere, dove ogni giorno affrontiamo sfide che richiedono un approccio simile. La mia esperienza atletica ha rappresentato un esempio di come passione e sacrificio possano portare a risultati straordinari, sia nello sport che nella vita.

In sintesi, il legame tra il mio passato da atleta e il mio attuale ruolo nel reparto sportivo dei Carabinieri è una parte essenziale della mia identità. Queste esperienze hanno modellato il mio modo di affrontare le sfide e mi hanno fornito gli strumenti necessari per eccellere in ogni aspetto della mia vita.

La corsa è una delle attività fisiche più accessibili e benefiche per il nostro corpo e la nostra mente. Praticare la corsa regolarmente offre numerosi vantaggi per il benessere generale, che vanno oltre il semplice miglioramento della condizione fisica.

Importanza della Corsa per il Benessere Fisico

Benefici Cardiovascolari: La corsa migliora la circolazione sanguigna e rinforza il cuore, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Favorisce il controllo della pressione sanguigna e aiuta a mantenere i livelli di colesterolo nelle normali condizioni.

Controllo del Peso: È un efficace strumento per la gestione del peso. Bruciando calorie, la corsa aiuta a mantenere un peso corporeo sano e a combattere l'obesità.

Aumento della Resistenza: Con la pratica costante, si sviluppa una maggiore resistenza muscolare e una migliore capacità polmonare, consentendo di affrontare altre attività quotidiane con maggiore facilità.

Rafforzamento del Sistema Immunitario: L'attività fisica regolare può contribuire a un sistema immunitario più robusto, aiutando a prevenire malattie e infezioni.

Importanza della Corsa per il Benessere Mentale

Riduzione dello Stress e dell’Ansia: Durante la corsa, il corpo rilascia endorfine, noti anche come “ormoni della felicità”, che possono ridurre lo stress e migliorare l'umore. Questo aiuta a combattere ansia e depressione.

Miglioramento della Qualità del Sonno: L'esercizio fisico regolare, compresa la corsa, è associato a una migliore qualità del sonno, contribuendo a una maggiore energia e concentrazione nelle attività quotidiane.

Crescita dell’Autoefficacia e Autostima: Raggiungere obiettivi di corsa, siano essi brevi tratti o maratone complete, favorisce un senso di realizzazione e aumenta l'autoefficacia, contribuendo a una maggiore autostima.

Chiarezza Mentale e Creatività: La corsa può anche fungere da forma di meditazione attiva, permettendo di liberare la mente e stimolare la creatività. Molti trovano che correre aiuti a chiarire i pensieri e a trovare soluzioni ai problemi.

Importanza di Iniziare un'Attività Ludica

Non è necessario che l'attività fisica sia intensa o impegnativa; anche attività ludiche, come giochi di squadra o semplici passeggiate, possono apportare benefici significativi. L'importante è trovare qualcosa che si ama fare. Questo approccio non solo rende l'esercizio più piacevole, ma favorisce anche la socializzazione e il rafforzamento delle relazioni, che sono altrettanto cruciali per il benessere psico-fisico.

In sintesi, la corsa e altre forme di attività fisica giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento di un buon equilibrio tra corpo e mente. È nell'iniziare e nel perseverare in queste attività che possiamo realmente abbracciare uno stile di vita sano e comportamenti che ci aiutano a vivere meglio.

Si ricorda che è sempre importante consultare il proprio medico prima di iniziare una qualsiasi attività sportiva.

Antonio Nuzzachi

Le Discipline del

Benessere

 

ANTONIO NUZZACHI

Prima di descrivere le principali discipline nel campo del benessere, è bene evidenziare le sempre più emergenti discipline in campo olistico/naturopatico.
Innanzitutto “ bisogna precisare cosa intendiamo per “disciplina” e per “naturopatia“ e come queste siano parte integrante di un processo di cambiamento orientato al benessere.
Precisare cosa intendiamo per disciplina e per naturopatia, e come queste siano parte integrante di un processo di cambiamento orientato al benessere. Per disciplina s. f. [dal lat. disciplina, der. di discipŭlus «discepolo»]. – 1. a. letter. Educazione, ammaestramento, insegnamento: molte di queste operazioni s’adornano con la d. (B. Castiglione) (Dizionario Treccani). Si evince come l’educazione e la formazione, siano parametri fondamentali per avvicinarci ad una disciplina, e come la dedizione, l’impegno, siano peculiari per il cliente/coachee che si avvicina ad una di esse. Perché lo stato di benessere di una persona deve passare necessariamente da una o più discipline? In realtà non è il benessere che insegue la disciplina, piuttosto è il contrario: il cliente, infatti, presa consapevolezza del suo stato attuale, ricerca metodi, strumenti, strategie da “adeguare” al suo stato desiderato. Molti credono, erroneamente, che la riflessologia, la floriterapia ed altre discipline legate alla naturopatia, siano allopatiche, o peggio ancora, in grado di sostituirsi alla medicina tradizionale. Questo concetti spaventosi, non solo fanno acqua da tutte le parti, in quanto privi di buon senso che di logica, ma affondano le loro “convinzioni” su concetti basati dall’utilizzo millenario, mai verificati in campo scientifico e, pertanto, efficaci. È evidente come il pensiero analogico, magico, infantile porti queste persone, non solo ad inseguire ingannevoli teorie legate solo a culture millenarie, ma ad allontanarsi da un modo di pensare razionale e scientifico. Perché accade questo? Probabilmente perché credere ciecamente ad una disciplina è più semplice che non ricercarne i riscontri scientifici, che, forse non esistono e questo deluderebbe una mente “debole” o facilmente influenzabile. La medicina tradizionale ha fatto passi enormi sia in campo allopatico che nella ricerca stessa. Le teorie newage, la naturopatia tradizionale, medicine alternative, la stessa omeopatia, hanno basato, spesso, il loro “credo” come alternativa alla medicina, quasi fosse un “mostro da combattere”, e, a volte, allungando il processo di guarigione anziché raggiungerlo..

Il Rilassamento

Distensivo

Progressivo

 

ANTONIO NUZZACHI

Il Rilassamento Distensivo Progressivo, è una tecnica la cui caratteristica fondamentale è quella della graduale concentrazione sulle differenti parti del corpo: i piedi, i polpacci, le gambe, l'addome, le braccia, le mani, il collo e i muscoli del viso.
Durante la pratica è opportuno soffermarsi un momento di più sulle parti corporee che sono più cariche di tensione, accettando passivamente ogni distrazione esterna e ponendoci con un atteggiamento di indifferenza verso il risultato ottenuto mentre la sensazione di tensione tenderà a dissolversi sempre più e gradualmente si proseguirà in questa sorta di "Inventario Corporeo". L'intera pratica dura dai 5 ai 10 minuti, ma questo parametro è soggettivo.

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La nutrizione
Per definizione, intendiamo la “nutrizione” il complesso dei processi sia fisici che chimici. Pertanto, gli organismi si procurano delle sostanze costitutive necessarie per la propria rigenerazione e rinnovamento energetico.
Il cibo è fondamentale per fornire energia e nutrimento al nostro intero organismo ed il mantenimento di un rifornimento costante.
Ecco perché, ogni giorno, è necessario consumare cibi suddivisi in base al loro apporto nutrizionale nutrizionale: circa 55% carboidrati, 10-15% proteine, 25-30% grassi.
I carboidrati
Sono fonte principale di energia e sono di due tipi:
- semplici, disponibili in tempi brevi, ideali per il recupero di una attività intesa, ma potrebbero aumentare il rischio di sovrappeso o, peggio ancora, diabete Es. dolci- bibite gassate – succhi di frutta – miele…
- complessi, richiedono maggior tempo per essere digeriti, mantenendo costante la glicemia. Le fonti alimentari dei carboidrati complessi sono principalmente i cereali e suoi derivati (pasta, pane, orzo, farro, mais e i tuberi, le patate.
Le proteine
Sono definite i mattoni dell’organismo poiché formano i tessuti come i muscoli, la pelle, gli organi interni, le ossa. Inoltre hanno una funzione regolatrice per il metabolismo, cioè il processo di scissione e utilizzazione delle sostanze nutritive.
Anche le proteine sono di due tipi, a seconda dell’origine
- di origine animale come carne, pesce, uova e latticini
- di origine vegetale come legumi e cereali.
I grassi
Spesso odiati perché, culturalmente, è stata associata a loro la causa di svariati effetti negativi. In realtà forniscono energia concentrata e di riserva all’organismo e, inoltre, sono fondamentali per alcuni processi fisiologici, favorendo la crescita dell’organismo e, interagendo con le membrane cellulari, contribuiscono alla sintesi dell’emoglobina e alla coagulazione del sangue, sostengono la funzione sessuale e la riproduzione e collaborano alla costruzione degli ormoni.

Non dimentichiamo, però, che i grassi eccessivi, da necessari, potrebbero diventare dannosi, perché accumulandosi nei vasi sanguigni ne ostacolano il corretto flusso e favoriscono l’aumento di peso.
E’ bene privilegiare i grassi insaturi (pesce, oli vegetali, frutta secca a guscio), che svolgono una azione protettiva sull’apparato cardiocircolatorio e limitare quelli saturi (burro, strutto, salami, formaggi grassi, margarina).
Anche le vitamine ed i Sali minerali sono indispensabili, poiché svolgono funzioni regolatrici per l’apparato muscolare, scheletrico e nervoso. Per quanto riguarda le vitamine, abbiamo quelle liposolubili (La liposolubilità è la solubilità di una sostanza chimica nei lipidi), come la A,D,E,K.
Gli alimenti forniscono all’organismo sostanze preziose, se non addirittura indispensabili, con una duplice valenza: per lo svolgimento delle sue funzioni e per la protezione da microrganismi.
Non esistono cibi migliori o peggiori in senso assoluto: è importante è l’uso che se ne fa, i loro abbinamenti e il modo in cui li si cucina. Esistono delle sostanze che per alcuni possono essere benefiche, mentre per altri dannose. Questo dipende dal proprio stato di salute e dalle caratteristiche individuali.
A volte è sufficiente adottare alcuni semplici accorgimenti a tavola, per avere dei benefici, ma, al contrario, lo stile di vita errato , comporta un certo malessere all’’organismo.
“Gli apporti energetici vengono espressi sotto forma di calorie, in quanto lo scambio di energia fornita dall’uomo verso l’ambiente circostante è data in calorie. Secondo la legge dell’isodinamia di Rubner, le sostanze nutritive possono essere rappresentate secondo un corretto bilanciamento nutrizionale delle tre marcomolecole:

T
Noi mangiamo...quello che siamo!
“Il cibo è uno dei grandi piaceri della vita e di certo non dovremmo rovinarlo. Dobbiamo lavorare invece sull’ambiente che ci circonda, in modo che tenda a favore di uno stile di vita sano, anziché spingerci al consumo incontrollato.“~ Brian Wansink
Mangiamo per tanti motivi e non sempre la fame è il più importante. Spesso non ci rendiamo conto del reale motivo che sta dietro le nostre scelte alimentari.
Un interessante campo di ricerca è quello legato alla “psicologia dell’alimentazione”, ovvero lo studio dei meccanismi consci, e soprattutto inconsci, che stanno alla base del nostro comportamento verso il cibo.

“Il cibo è uno dei grandi piaceri della vita e di certo non dovremmo rovinarlo. Dobbiamo lavorare invece sull’ambiente che ci circonda, in modo che tenda a favore di uno stile di vita sano, anziché spingerci al consumo incontrollato.“~ Brian Wansink
Mangiamo per tanti motivi e non sempre la fame è il più importante. Spesso non ci rendiamo conto del reale motivo che sta dietro le nostre scelte alimentari.
Un interessante campo di ricerca è quello legato alla “psicologia dell’alimentazione”, ovvero lo studio dei meccanismi consci, e soprattutto inconsci, che stanno alla base del nostro comportamento verso il cibo.

La nutrizione

 

ANTONIO NUZZACHI

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La dieta mediterranea

(consultare sempre il proprio medico)

 

ANTONIO NUZZACHI

Un esempio a tale proposito ci viene dalla dieta mediterranea.
Essa è ormai universalmente riconosciuta come modello di dieta salutare perché in grado di soddisfare i bisogni nutrizionali e aiuta le persone con problemi di obesità a perdere peso . In questa dieta, così come nei modelli alimentari di popolazioni longeve come le zone della Sardegna o di Okinawa, si consumano prevalentemente alimenti di origine vegetale, combinati con un moderato di alimenti di origine animale.
In linea con tale modello, il suggerimento di mangiare circa cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, in quanto contengono un elevato contenuto di sostanze ad alto valore nutrizionale (vitamine, sali minerali ecc.) e funzionale (antiossidanti, sostanze anti-infammatorie, basso indice glicemico, etc.). La dieta mediterranea è uno stile di vita, più che un semplice elenco di alimenti. Alla base della piramide alimentare ci sono tante verdure, un po’ di frutta e cereali (preferibilmente integrali). Salendo, troviamo il latte e i derivati a basso contenuto di grassi (come lo yogurt) contemplati in 2-3 porzioni da 125ml. L’olio extravergine di oliva. da consumare a crudo senza esagerare (3-4 cucchiai al giorno), assieme ad aglio, cipolla, spezie ed erbe aromatiche, al posto del sale, sono i condimenti migliori per i nostri piatti in stile mediterraneo. Altri grassi buoni oltre a quelli dell’olio ci vengono forniti dalla frutta a guscio e dalle olive, in una o due porzioni da 30g. Verso il vertice della piramide alimentare, ci sono gli alimenti da consumare settimanalmente e non quotidianamente: sono quelli che forniscono prevalentemente proteine. Tra questi cibi dovremmo favorire il pesce e i legumi, con almeno due porzioni alla settimana ciascuno, il pollame 2-3 porzioni, le uova da 1 a 4 la settimana, i formaggi non più di un paio di porzioni da 100g, 50g se sono stagionati. Al vertice della piramide ci sono infine gli alimenti da consumare con moderazione: due porzioni o meno a settimana per le carni rosse (100g) mentre quelle processate (affettati, salumi ecc..) sarebbero da consumare con ancor più parsimonia (una porzione a settimana da 50g o anche meno). Infine i dolci, che sono da consumare il meno possibile.

L'energia dai

macronutrienti

(consultare sempre il proprio medico)

 

ANTONIO NUZZACHI

L’energia dai macronutrienti
“ In base al metabolismo basale (il consumo di energia del nostro corpo a riposo), a ciò che mangiamo (alcuni alimenti richiedono più energia per essere “scomposti”), all’età e all’attività fisica quotidiana varia il nostro fabbisogno energetico. L’energia deriva dai macronutrienti (glucidi o carboidrati, protidi o proteine e lipidi o grassi) e, per essere definita “alimentazione bilanciata” dovrebbe essere così ripartita:
• 45–60% di Glucidi, prevalentemente complessi (come gli amidi dei cereali);
• 10–12% di Proteine, corrispondenti a 0,9g per kg di peso corporeo;
• 20–35% di Grassi con una percentuale di grassi saturi (contenuti in quasi tutti i prodotti animali tranne il pesce) inferiore al 10%.”*
7.5 La digestione
E’ opportuno sottolineare come una corretta alimentazione apporti benefici anche sul profilo digestivo, in quanto ne agevola il corretto e naturale processo.
La digestione, come noto, è un importantissimo processo vitale per il nostro organismo, in quanto permette di trasformare in energia il cibo ingerito ed ha una funzione di espellere le sostanze dannose o di scarto.
La digestione è definita come processo chimico e meccanico che ha come finalità la trasformazione dei principi nutritivi durante l’alimentazione e da strutture biologiche complesse in sostante più semplici da assimilare.
L’apparato digerente, detto “apparato” in quanto è un insieme di organi, è costituito da:
___________________________________________________________________ Tratto da: www.fondazioneveronesi.it

Il sovrappeso

(consultare sempre il proprio medico)

 

ANTONIO NUZZACHI

La piramide

alimentare

(consultare sempre il proprio medico)

 

ANTONIO NUZZACHI

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Non esiste una dieta ideale per tutti, ma gli esperti ritengono che la dieta migliore preveda un utilizzo di tutti gli alimenti con consapevole moderazione.
Sottolineo “consapevole” in quanto, attraverso la presa di coscienza del nostro stato di benessere, noi possiamo attuare un cambiamento nei diversi aspetti della nostra vita e, soprattutto, in quella importantissima della sana alimentazione.
E’ importante porre attenzione ai metodi di cottura, preferendo quelli che non richiedono tempi lunghi e alte temperature in quanto interagiscono negativamente sul contenuto vitaminico e con modificazioni biochimiche non salutari.
Bisognerebbe prediligere prodotti freschi, non conservati, rispettando le stagioni ed i tempi di raccolta: ecco perché la dieta denominata “mediterranea” è in linea con i suddetti principi.
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Immagine tratta da: www.educazionenutrizionale.granapadano.it

Il sovrappeso

(consultare sempre il proprio medico)

 

ANTONIO NUZZACHI

Il sovrappeso
L’accumulo di grasso corporeo provoca, oltre a fattori prettamente estetici, una alterazione dei normali valori fisiologici ed omeostatici, tra i quali: patologie cardio vascolari, diabete, problemi scheletrici, dispnea, problemi di natura psicologica…
L’accumulo di tessuto adiposo non ha solo conseguenze sull’aspetto estetico, ma è una seria minaccia per la salute dell’intero organismo.
L’obesità è un problema che si estende anche alla popolazione infantile infatti, secondo l’Istat, in Italia, Già nei primi 10 anni, circa il 35%-40% dei bambini presenta problemi di eccesso di peso, di questi il 12% è già obeso.
Alla base di questo problema, sicuramente vi è una errata alimentazione seguita da uno scorretto stile di vita. La tecnologia, se da un alto ha “snellito” alcuni processi comunicativi, dall’altro ha incrementato la sedentarietà e, da parte di alcuni giovani, il piacere di una camminata all’aria aperta, di giocare in cortile, di muoversi.
Ovviamente non è da sottovalutare anche la componente genetica che svolge un ruolo rilevante dell’obesità.
Importante è intervenire in largo anticipo e saper riconoscere il sovrappeso, l’obesità e problematiche associate, utilizzando trattamenti mirati.
Tali “campanelli di allarme” dovrebbero essere fonte di consapevolezza del cliente il quale, attraverso la presa di coscienza del proprio stile di vita, area dove maggiormente opera il counselor, attua un cambiamento al fine del raggiungimento del proprio obiettivo.
L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, in genere a causa di un’alimentazione scorretta e di una vita sedentaria. alimentazione e attività fisica sono comportamenti fortemente influenzati dalle condizioni sociali, economiche e culturali. Sfatando un luogo comune abbastanza diffuso, l’obesità non è un “problema dei ricchi”. O almeno, non solo: le fasce di popolazione più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico tendono infatti a consumare più carne, grassi e carboidrati, piuttosto che frutta e verdura, e a curare meno la propria immagine e il benessere fisico. A livello psicologico, l’obesità può stravolgere completamente la vita di una persona: chi è obeso spesso viene isolato e sottoposto a una vera e propria stigmatizzazione sociale, che rende difficile qualunque tipo di socialità. In particolare, i bambini in sovrappeso tendono infatti a sviluppare un rapporto difficile con il proprio
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corpo e con i propri coetanei, con conseguente isolamento che spesso si traduce in ulteriori abitudini sedentarie.

Si sta inoltre studiando se e quanto l’obesità possa essere anche il risultato di fattori di rischio di natura genetica. Per quanto gli studi siano ancora preliminari, data la natura multifattoriale dell’obesità, è probabile che esistano fattori genetici combinati in grado di favorire o meno la capacità di perdere peso e di mantenerlo basso. Altri problemi di salute associati a un eccesso di peso corporeo sono: ipertensione, ipercolesterolemia apnea notturna e problemi respiratori, asma, aumento del rischio chirurgico, complicanze in gravidanza, irsutismo e irregolarità mestruali. Un problema particolarmente grave è quello dell’insorgenza dell’obesità tra bambini e adolescenti, esposti fin dall’età infantile a difficoltà respiratorie, problemi articolari, mobilità ridotta, ma anche disturbi dell'apparato digerente e di carattere psicologico.
Inoltre, chi è obeso in età infantile lo è spesso anche da adulto: aumenta quindi il rischio di sviluppare precocemente fattori di rischio di natura cardiovascolare (ipertensione, malattie coronariche, tendenza all’infarto) e condizioni di alterato metabolismo, come il diabete di tipo 2 o l’ipercolesterolemia.

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L'allenamento

(consultare sempre il proprio medico

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ANTONIO NUZZACHI

8. L’allenamento* 8.1 Definizione Per allenamento si intende il mantenimento dell’efficienza fisica e mentale, attraverso esercizi mirati e costanti al fine del raggiungimento degli obiettivi. Nella mia esperienza nel campo del nuoto del fitness, ho potuto constatare come, spesso, l’allievo intraprenda un percorso di Training senza conoscerne bene la motivazione. Questo disorienta non solo l’allievo stesso, ma anche l’istruttore/trainer il quale, il più delle volte, potrebbe cadere nella tentazione di “offrire una scheda di allenamento”, tralasciando la parte importante del primo incontro: ascolto e valutazione. Per prima cosa l’allievo necessita di una figura professionalmente preparata con spiccate capacità comunicative ed empatiche, essere seguito nelle varie fasi dell’allenamento ed un programma personalizzato. Prima di entrare nell’argomento “scheda” è necessaria una valutazione al fine di attuare un programma allenante e coadiuvare l’allievo attraverso un percorso motivazionale e, nel possibile, elogiativo, ed avere un feedback riguardo gli obiettivi raggiunti nei vari cicli. Spesso, erroneamente, siamo portati a pensare che entrare in una palestra sia la soluzione per i nostri obiettivi sul piano estetico, riducendo il processo di allenamento esclusivamente al raggiungimento di una immagine prefissata o, peggio ancora, “consigliata” subdolamente, dai mass media. Niente di più sbagliato, iniziare un processo di cambiamento deve essere a mio avviso, improntato su parametri prettamente legati al senso di benessere, ad uno stato di “visione superiore” rispetto al riduttivo e temporaneo “aspetto fisico”. La mia esperienza nel campo del fitness, mi ha portato ad osservare come, dietro enormi sforzi, impegno, dedizione nelle sedute di allenamento, molti atleti, soprattutto in campo dilettantistico, orientino le proprie energie soddisfacendo il loro ego, l’ossessione per la forma, sfiorando addirittura la vigoressia. Quest’ultima è anche definita come una forma di disformomofobia in quanto la persona ricerca l’allenamento in maniera ossessiva, esasperandone il tono muscolare, le diete e tutto ciò che comporta la perfezione del fisico. 116 Certamente un fisico tonico e ben strutturato deve avere come base attentiva: la dieta, il training, la tecnica di esecuzione, ma la ricerca ossessiva non è sinonimo di benessere. Trattando, ad esempio, l’argomento “dimagrimento”, in un percorso motivazionale e di coaching, l’allievo/atleta non deve essere proiettato all’ossessiva figura magra riportata dalle riviste di fitness, bensì, usare le stesse come spinta motivazionale, ma come obiettivo finale raggiungere il benessere, anche sul piano psico-fisico. Lo sport deve essere parte integrante della vita, ma non sostituirla. Concentratevi sull’obiettivo da raggiungere, ma non alterate lo stesso inseguendo sogni non salutari. Il benessere parte sempre dalla testa, ma se anche questa è poco obiettiva, lo stesso corpo ne risentirà. Per raggiungere gli obiettivi nello sport, non si ha bisogno di una scheda di allenamento, ma di una figura preparata e professionale. Tale figura deve seguire l’allievo sia sul profilo motivazionale sia nelle diversi fasi della preparazione, attraverso la personalizzazione della seduta di allenamento e di un programma specifico che abbia, come primo step, la valutazione.

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Il sistema muscolare è costituito d un insieme di organi i quali hanno la caratteristica di contrarsi. Il muscolo è, a sua volta, costituito da specifiche cellule dette fibre la parte ancora più piccola di queste sono le miofibrille (catene molecolari costituite da meccanoproteine :l'actina e la miosina)) con una disposizione parallela composte da 2 miofilamenti: miosina ed actina le quali strisciano tra loro nel momento della contrazione. La velocità di contrazione di una fibra è generata dal meccanismo dell’adenosina trifosfato (ATP). Si evince come, durante lo sforzo fisico, la concentrazione di adenosina trifosfato si riduce, traformandosi in ADP e AMP Il meccanismo di utilizzo ATP da parte dell’actomiosina determina la velocità di contrazione di una fibra muscolare. Pertanto, possiamo distinguere tre tipi diversi di fibre nel muscolo scheletrico umano, che si differenziano per la presenza di diverse molecole di miosina. Durante un esercizio fisico molto intenso, la concentrazione di ATP tende a scendere, poiché viene trasformato nei sotto-prodotti ADP (adenosina monofosfato) e AMP(adenosina monofosfato).

Il sistema muscolare

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8.3 Bisogni e Necessità dello Sportivo Una sana alimentazione è alla base di un corretto mantenimento psicofisico, ne emerge come lo sportivo debba prestare attenzione e rigore sia come persona sana, che per le specifiche esigenze dell’attività da svolgere. Un corretto risposo, una colazione ben bilanciata, il controllo del peso, sono alcune delle semplici, ma non sempre così, abitudini salutari. L’alimentazione dello sportivo necessita di conoscenze sia sul piano energetico che plastico, pertanto ogni atleta, ma anche semplice dilettante sportivo, deve conoscere, anche attraverso il supporto di un trainer, i parametri di calcolo ed i riferimenti del rapporto peso statura. E’ importante sottolineare come il dispendio calorico quotidiano sia dato dalla somma: METABOLISMO BASALE(60-75%) + TERMOGENESI INDOTTA (10%) + ATTIVITA’ FISICA (10-15%) 8.4 Acqua e Sport Durante l’attività fisica, ruolo fondamentale è dato dalla perdita dei liquidi, tanto che la stessa acqua persa potrebbe creare enormi disagi sia sul profilo prestazionale che sullo stesso stato di salute. E’ bene sottolineare come l’aumentare dell’ATP, comporta un aumento del calore prodotto. Il corpo, attraverso il sudore, attiva i meccanismi di termoregolazione, pertanto l’integrazione di liquidi è fondamentale per non ritrovarsi nello stato di disidratazione. Indicazioni ACSM per idratazione corretta: Prima: 400-600 ml nelle 2 ore precedenti (o 500ml/30 min, secondo tolleranza) Durante: 150-350 ml/15-20 min di lavoro Dopo: 150% della perdita di peso nelle 2 ore successive (meglio se con NaCl)

Bisogni&necessità dello sportivo

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Uso degli integratori alimentari “Gli integratori alimentari sono alimenti presentati in piccole unità di consumo come capsule, compresse, fialoidi e simili. Si caratterizzano come fonti concentrate di nutrienti o altre sostanze ad effetto “fisiologico” che non hanno una finalità di cura, prerogativa esclusiva dei farmaci, perché sono ideati e proposti per favorire nell’organismo il regolare svolgimento di specifiche funzioni o la normalità di specifici parametri funzionali o per ridurre i fattori di rischio di malattia. L’impiego di integratori, per risultare sicuro e adatto alle specifiche esigenze individuali, deve avvenire in modo consapevole e informato sulla loro funzione e sulla valenza degli effetti svolti, senza entrare in contrasto con l’esigenza di salvaguardare abitudini alimentari e comportamenti corretti nell’ambito di uno stile di vita sano e attivo. 1 Ricorda che una dieta varia ed equilibrata fornisce, in genere, tutte le sostanze nutritive di cui l’organismo ha bisogno e che è fondamentale per tutelare e promuovere la tua salute e il tuo benessere nel contesto di uno stile di vita sano e attivo. Di conseguenza, per poterne ricavare complessivamente un vantaggio, l’uso di un integratore alimentare per i suoi effetti nutritivi o fisiologici deve avvenire nel contesto sopra descritto e non deve mai essere dettato dalla convinzione, erronea, di poter “compensare” gli effetti negativi di comportamenti scorretti. 2 Se intendi far uso di un integratore, accertati che gli effetti indicati in etichetta rispondano effettivamente alle tue specifiche esigenze di ottimizzazione della salute e del benessere e non superare le quantità di assunzione indicate. Gli integratori alimentari possono rivendicare in etichetta solo gli effetti benefici sulla salute preventivamente autorizzati dalla Commissione europea per i loro costituenti, dopo l’accertamento del fondamento scientifico da parte dell’European Food Safety Authority (EFSA). 122 3 Leggi sempre per intero l’etichetta e presta particolare attenzione alle modalità d’uso, alle modalità di conservazione e agli ingredienti presenti, anche in considerazione di eventuali allergie o intolleranze, e a tutte le avvertenze. Diversi integratori, per la presenza di specifici costituenti, possono riportare avvertenze supplementari per un uso sicuro. Nel caso in cui un integratore richieda un uso continuativo, ad esempio per favorire la normalità del livello di colesterolo nel sangue o della pressione arteriosa, consulta periodicamente il tuo medico per valutare l’andamento della situazione e lo stato delle tue condizioni generali. 4 Chiedi consiglio al tuo medico per l’uso di un integratore se non sei in buona salute o sei in trattamento con farmaci per accertarti che non ci siano controindicazioni nella tua condizione. In ogni caso informa il medico se fai uso di integratori, soprattutto in occasione della prescrizione di farmaci. 5 Per la somministrazione di inte- gratori ai bambini senti il consi- glio dei pediatra; se sei in stato di gravidanza o stai allattando è co- munque bene sentire il consiglio del medico. 6 Ricorda che un prodotto non è sicuro solo perché è “naturale” ma che, anzi, proprio per il suo profilo di attività “fisiologica”, potrebbe determinare effetti inattesi e inde- siderati in determinate condizioni. Pertanto, se in concomitanza con l’assunzione di un integra- tore rilevi qualcosa che non va, di diverso dagli effetti attesi, sospendine l’assunzione e informa tempestivamente il medico o il farmacista (possibilmente portan- dogli la confezione impiegata), che potranno segnalare l’evento al sistema di fitovigilanza dell’Isti- tuto superiore di sanità (Vigierbe). 7 Ricorda che gli integratori sono concepiti per contribuire al benessere e non per la cura di condizioni patologiche, che vanno trattate con i farmaci. L’uso 123 di integratori in quantità superiori a quelle indicate in etichetta ne snatura il ruolo senza offrire risultati fisiologicamente migliori. Può anzi diventare svantaggioso, soprattutto se si prolunga nel tempo. 8 Ricorda che per ridurre il sovrappeso e smaltire il grasso in eccesso devi ridurre l’apporto calorico con una dieta nutrizionalmente adeguata e, nel contempo, aumentare la spesa energetica dell’organismo con un buon livello di attività fisica. L’uso di qualunque integratore alimentare, ai fini della riduzione del peso, può avere solo un effetto secondario e accessorio per le specifiche indicazioni riportate in etichetta. Non seguire diete ipocaloriche per periodi prolungati senza sentire il parere del medico per valutarne l’adeguatezza in funzione delle tue specifiche esigenze. Ricorda che per mantenere il risultato raggiunto in termini di calo ponderale devi modificare stabilmente le tue abitudini alimentari e seguire uno stile di vita attivo, rimuovendo comportamenti sedentari (cfr. punto 1). 9 Anche se fai sport, con una dieta varia ed equilibrata puoi soddisfare le esigenze nutrizion- ali dell’organismo. L’eventuale impiego di integratori alimentari per le indicazioni riportate in etichetta che ne giustificano l’uso in ambito sportivo deve tenere comunque conto del tipo di sport praticato, della sua intensità e durata, nonché delle specifiche condizioni individuali. 10 Gli integratori, come tanti altri prodotti, oggi sono reperibili anche al di fuori dei comuni canali commerciali, quali ad esempio la rete internet. Diffida di integratori e prodotti propagandati per proprietà ed effetti mirabolanti o come soluzioni “miracolose” dei tuoi problemi. Sul portale del Ministero della Salute (www.salute.gov.it) trovi utili informazioni sui costituenti ammessi all’impiego negli degli integratori e il Registro, che puoi consultare, in cui vengono riportati i prodotti regolarmente approvati/notificati per l’immissione sul mercato italiano”.* ____________________________________________________________ Ministero della Salute, Decalogo per un corretto uso degli integratori alimentari, 2019.

Uso deglii ntegratori alimentari

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Tratto da:

 

____________________________________________
Ministero della Salute, Decalogo per un corretto uso degli integratori alimentari, 2019.

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Step iniziali allenamento

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__________________________________________________________________________________ Immagine tratta da: “Nonsolofitness” corso Personal Trainer 1 Mod.-Istruttore di Fitness per il dimagrimento.

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Il somatotipo

 

 

ANTONIO NUZZACHI

L routine del benessere

 

 

ANTONIO NUZZACHI

Con il termine “somatotipo” si intende tutte quelle caratteristiche costituzionali specifiche di una persona, tenendo presente: l’apparato muscolare, quello scheletrico e le caratteristiche antropometiche. Prendiamo come riferimento le caratteristiche del soggetto endomorfo. Emergono dalla figura una eccessiva voluminosità dei glutei, una muscolatura tendenzialmente morbida accompagnata da una ossatura grossa, ne consegue un ridotto metabolismo basale. L’allenamento consigliato per questo tipo di soggetto è quello di intervenire sul lavoro volumetrico, senza tralasciare l’importanza dell’attività aerobica agendo soprattutto su esercizi ad isolamento muscolare. In passato, erroneamente, si era portati a credere che il dimagrimento fosse direttamente proporzionale all’attività esclusivamente aerobi. Nel tempo, le ricerche hanno evidenziato come l’alternanza tra attività aerobica e con sovraccarichi apportasse miglioramenti sul fattore dimagrimento, iattivando il metabolismo basale. Questo connubio tra diverse metodologie di allenamento è tutt’ora utilizzato come il più efficace per l’obiettivo da raggiungere. Las riduzione della massa grassa attraverso esercizi con sovraccarichi permette al fisico di ottenere sempre nuovi adattamenti allo stress generato dall’allenamento.

Contrariamente a quanto sempre creduto, prediligere un lavoro cardiovascolare associato ad una dieta ipocalorica, stimolano il corpo a conservare la massa grassa al fine di mantenere la continua richiesta di energia, utilizzando in questo processo, anche la massa magra (muscolo). Si evince da queste teorie come l’alternanza tra un lavoro aerobico (in presenza di ossigeno) ed anaerobico (in assenza di ossigeno), contribuisce a ridurre la massa grassa ed incrementare quella magra. Il connubio le 2 tipologie di allenamento nella stessa seduta di allenamento, comporterà un maggiore dispendio energetico a fronte dello sviluppo della capacità respiratoria, ne conseguirà una stimolazione del metabolismo basale. Un esempio di attività aerobica potrebbe essere quella il cui obiettivo sarà: correre /camminare per 1 ora

La routine del benessere Di seguito elencherò alcuni semplici accorgimenti per poter vivere meglio ed abituarsi, fin dal mattino, a vivere una vita più sana alzandoci “con il piede giusto” ed avere una giornata produttiva: - Bere un bicchiere d’acqua, prepara il corpo ad una buona digestione durante il giorno e rimuovere le tossine, inoltre regola il metabolismo, oltre che aiutare i reni nella loro funzione, - Fare una sana colazione ricca di carboidrati, fibre, proteine, vitamine, minerali,. La mattina è il momento più importante per consumare carboidrati in quanto, durante la giornata questi vengono rilasciati sotto forma di glucosio, elemento importantissimo anche per il cervello. Le proteine andrebbero assunte al mattino con una percentuale di circa il 15%, attraverso alimento come uova, latte, yogurt, oltre una “buona dose” di grassi assunti, presenti, per esempio, nelle noci. + - -Svegliarsi appena suona la sveglia, posporre la sveglia interrompe il ciclo di ripresa e questa azione renderà meno produttiva la giornata. È buona abitudine aprire le finestre e beneficiare della luce solare o, in alternativa, illuminare la stanza in modo tale che l’organismo percepisca l’inizio di un nuovo giorno. -Fare dello stretching o esercizi di allungamento per riscaldare il corpo e preparare il corpo lubrificando le articolazioni. __________________________________________________________________________________ 

Esercizi di stiramento dei meridiani Makko-Ho -Immagine tratta da: www.associazionekama.com. 

 

 

PIÙ ACUA, FRUTTA , VERDURA, CEREALI INTEGRALI, LEGUMI ZUCCHER0, SALE, GRASSI, ALCOL, BIBITE GASSATE

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I ritmi sociali

 

 

ANTONIO NUZZACHI

“I ritmi della società moderna, ritmi di lavoro, i continui impegni a cui siamo sottoposti e l'incapacità di riuscire a gestire il nostro tempo, sono tra le cause dello stress che attanaglia la stragrande maggioranza delle persone che vivono nella nostra società. Questo stile di vita va a minare l'equilibrio dell'individuo, alterando la percezione di sé, con gravi danni all'autostima e a tutto l'entourage di rapporti interpersonali che caratterizzano la vita di ognuno di noi, oltre a normalizzare un’errata alimentazione. Lo stress si traduce anche in eventi psicosomatici, che sempre più spesso tolgono qualità alla nostra vita, impedendoci di viverla appieno, in quanto tutto il nostro io è concentrato su noi stessi. La risposta a tutto questo potrebbe arrivare dalla consulenza/coaching che va incontro all'individuo, dando al Coachee gli strumenti necessari affinché il cliente possa riprendere in mano la propria vita, gestendo ogni tipo di evento stressante, senza che esso prenda il sopravvento e la vita riprenderà a sorridergli. Il preliminare atto alla pianificazione di un percorso, attuato nel primo colloquio, è l’analisi delle esigenze del Coachee e delle sue attuali competenze. L'analisi della domanda da parte del Consulente è fondamentale per comprendere il ruolo e il lavoro a cui è chiamato. Il Consulente, stabilendo una buona relazione di alleanza, potrà negoziare o confrontarsi con il Cliente, alla ricerca della soluzione migliore alle sue richieste. Nella Tesi l26, ho cercato di facilitare la relazione con il Cliente al fine di ottenere un miglioramento della qualità di vita, una gestione dello stress ed il miglioramento della percezione di sé, attraverso un approccio relazionale empatico ed allo stesso tempo elogiativo. Vi è poi la fase in cui si costruisce insieme al Cliente un piano di lavoro, temporizzando gli obiettivi e stabilendo la durata e la cadenza degli incontri. L’affiancamento è la fase in cui vengono illustrati nuovi modelli interpretativi e nuove abilità comportamentali. In questa fase, che solitamente si realizza durante il periodo di intervallo tra le sessioni di Coaching, si realizzano incontri di Training in cui il Consulente affianca la risorsa nella sua situazione lavorativa. La finalità è quella di fornire al Cliente un feedback più specifico possibile, tale da fornirgli costruttivi spunti di miglioramento. 24 Un parametro sul quale è bene lavorare in modo specifico, è il tempo e la sua gestione. Un percorso volto ad una migliore gestione di se stesso e, di conseguenza, del tempo a propria disposizione: un lavoro consapevole sul modo in cui si affrontano i propri impegni quotidiani. In realtà non si ha bisogno di maggior tempo a disposizione, ma di ottimizzarlo per dare più valore ad esso e, di conseguenza, alla sua vita. Il Cliente acquisisce strumenti per la pianificazione e la gestione efficace del tempo a propria disposizione, imparando a lavorare per priorità e diventare consapevole del fatto che ottimizzando le proprie risorse di tempo e di energia si possono ridurre tensioni e diminuire le possibili cause di stress negativo che ne influenza l’autostima. Avere un’alta stima di sé, significa sentirsi serenamente adeguati alla vita. Questo si può stimolare attraverso due componenti fondamentali: l’autoefficacia e il rispetto di sé intese come la certezza e la convinzione di ciò che si vale. L’autostima è, inoltre, l’insieme dei giudizi medi che una persona ha di sé: possiamo sentirci dei bravissimi atleti, e quindi avere una grande stima di noi stessi in tal senso, di contro possiamo avere opinioni diverse in ambito relazionale, sul nostro valore professionale e in tutte le altre aree della vita. Lo scopo del Coaching è di migliorare e “allenare” anche la propria autostima. Attraverso il Coaching, il rafforzamento dell’autoefficacia, l’individuazione e l’allenamento delle potenzialità personali, gli obiettivi e i piani d’azione utili a conseguirli diventano il trampolino di lancio per il miglioramento dell’autostima, lasciando configurare ed intuire nuovi scenari di vittoria e di affermazione personale, migliorando lo stato generale di qualità di vita. Integrare le tecniche di Coaching con il Training Autogeno si è dimostrata una scelta altamente efficace, poiché il Coachee ha anche appreso una metodologia che attraverso un approccio bionomico, come dice I.H. Schultz, si prende cura di mente, corpo e spirito. Il Training Autogeno (letteralmente, allenamento che si genera da sé), consente di realizzare, mediante uno speciale allenamento psicofisico, delle modificazioni fisiologiche (messa a riposo del sistema neurovegetativo) e psichiche (ristrutturazione della personalità)”.* __________________________________________________________________________________ *Tratto elaborato dal Coaching Work: (Il Coaching nella gestione dello stress ed il miglioramento dell’ autostima)- CUI, Centro Universitario Internazionale, Professional Certificate in Coaching – Unità didattiche, EBooks, 2011, autorizzazione concessa via mail.

L’importante correlazione tra nutrizione e sistemi nervosi è evidente anche nei bisogni alimentari dove, nella fame, il sistema nervoso invia segnali che si esplicano sul profilo organico avvertendo un senso di “vuoto” in corrispondenza dello stomaco, dovuto alle sue contrazioni. Questo segnale ci avverte dell’imminente bisogno di mangiare, sta poi al nostro comportamento, alle nostre abitudini, orientare al meglio la nostra alimentazione attraverso alimenti nutritivi ed energetici importanti per il nostro benessere. E’ da sottolineare come alcune cellule nervose siano sensibili alla quantità di glucosio nel sangue, inoltre questi centri sono sensibili al variare della temperatura in quanto una diminuzione della stessa attiverebbe la sensazione di mangiare, inibendo quello della sazietà. Nella sete, invece, la sensazione si trasforma in secchezza delle fauci in quanto fisiologicamente, l’organismo richiede l’assunzione di acqua a causa di un ridotto apporto idrico. Anche in questo caso sono presenti cellule nervose ipotalamiche che registrano le variazioni di quantità d’acqua nell’organismo pertanto sensibili ad attivare dei centri che innescano il bisogno di bere. Nell’ipotalamo esistono due importanti centri: quello del mangiare, situato nella regione laterale e quello della sazietà posto medialmente. Si intuisce come dal loro equilibrio dipende il corretto mantenimento del peso corporeo. “La nostra vita è un perenne correre, inteso come abitudine ormai consolidata, anche nei gesti che potremmo compiere con molta più calma e consapevolezza. Noi possiamo invertire questo processo di fuga da noi stessi, assumendo atteggiamenti orientati al senso di armonia e Amore per noi stessi e per gli altri, e trasmettendoli anche a chi ci sta accanto. Cambiare alcune nostre abitudini, spesso non in linea con il nostro corpo e la nostra mente, è possibile diventando consapevoli delle nostre risorse e di ciò che è in nostro potere per migliorare nelle diverse aree della nostra vita. Partendo dall’ascolto del nostro corpo, dai segnali che esso trasmette e dal pensiero, matrice del nostro agire, dal modo in cui orientiamo le nostre convinzioni, noi possiamo scoprire un mondo straordinario ed affascinante e, entrando in esso, renderci consapevoli di come possiamo modificare la nostra realtà. In ognuno di noi sono presenti tutte le risorse per migliorare il nostro stile di vita ed ottenere gratificazioni nei vari ambiti, ma, per fare tutto questo, dobbiamo ogni tanto “fermarci per andare avanti” 26 e comprendere ciò che è in nostro potere, amandoci ed accettandoci così come siamo, ma con l’intento di poter migliorare sempre di più, poiché ne abbiamo le capacità. L’essere umano ha il grande dono di poter prendere in mano la propria vita e scegliere come ripartire per costruire una vita ricca di gioia, serenità e pace, ma tutto questo deve partire dal senso di consapevolezza che è in lui. Ho sempre creduto che in ognuno di noi, vi fossero quelle risorse tali da ottenere un miglioramento del proprio stile di vita nel senso più ampio: del corpo e della mente. La consapevolezza va intesa come una luce interiore che, unita al senso pratico, porta la persona ad entrare in contatto con se stessa, osservandosi e orientandosi positivamente verso le proprie capacità. La nostra società, lontana dal soffermarsi su ciò che accade dentro e fuori dell'individuo, si dimostra a volte ostile nei confronti dell’anima… Per rispondere al modo di vivere che la nostra società impone. Per permettere al lettore di entrare in contatto con se stesso in armonia e consapevolezza, per dedicare del tempo a noi stessi, al nostro corpo, alla nostra mente e riscoprire le risorse che ognuno di noi possiede per il recupero della propria energia psico-fisica. Per invertire il nostro processo di fuga da noi stessi ed orientare la nostra vita qualitativamente verso la realizzazione del nostro successo, verso il benessere, verso la consapevolezza dell’essere è necessario il “carburante base”, la forza motrice che trascina … la nostra volontà, unita al nostro credere. I ritmi della società moderna sono tra le cause dello stress che attanaglia la stragrande maggioranza delle persone, i ritmi di lavoro, i continui impegni cui siamo sottoposti e l'incapacità di riuscire a gestire il nostro tempo. Questo stile di vita va a minare l'equilibrio dell'individuo, alterando la percezione di sé, con gravi danni all'autostima e a tutto l'insieme di rapporti interpersonali che caratterizzano la vita di ognuno di noi. Lo stress si traduce anche in eventi psicosomatici, che sempre più spesso tolgono qualità alla nostra vita, impedendoci di viverla appieno, in quanto tutto il nostro “io” è concentrato su noi stessi. 27 Siamo sempre di corsa, la mattina ci alziamo e di corsa prendiamo un caffè, ci accingiamo al lavoro e, sempre di fretta continuiamo la nostra giornata fin alla sera quando, davanti alla TV ci fermiamo un attimo dicendo: “…mi servirebbero 48 ore al giorno, non 24”. Questa frenesia, oltre a generare in noi stati d’animo poco produttivi per la giornata e poco rigeneranti per il nostro benessere, ci allontana da una vera consapevolezza di noi stessi. Quante volte capita di sentire da chi ci sta accanto: “aspetta un attimo”, “fermati per vedere le cose”, “frena che devo parlarti”, ma, inconsapevoli dell’importanza di fermarci, andiamo avanti senza tregua fin a quando il nostro corpo inizia a mandarci dei segnali di malessere. Si sente frequentemente l’espressione: “chi si ferma è perduto” ma invertire la frase aiuterebbe ancor di più a comprendere l’importanza di essere consapevoli del nostro modo di esistere: “chi non si ferma mai è perduto”. Ma che cosa vorrebbe dire “fermarsi”? Fermarsi serve a comprendere le nostre abitudini le nostre emozioni, il nostro stile di vita, in altre parole…imparare ad ascoltarci. Prestare attenzione al proprio corpo ed alla propria mente è una modalità che, oggi, troppo spesso, viene dimenticata. Il nostro corpo è un involucro da dimenticare, oppure è un oggetto da esporre in vetrina, spolverandolo e profumandolo, sembra non interessare il fatto che esso possa dirci qualcosa, ancor peggio, cerchiamo di zittirlo, ma lui, in tutti i modi, cerca di segnalare la sua presenza. Quindi prima ancora di gestire le nostre risorse dovremo prendere coscienza del nostro corpo e della nostra mente, in poche parole sintonizzarci empaticamente con noi stessi. La consapevolezza viene definita anche “presenza mentale”, cioè quell’energia che ci permette di evidenziare ciò che siamo e tutto quello che avviene dentro e intorno a noi. La consapevolezza permette alla mente ed al corpo di entrare in sintonia tra loro e questo è possibile rallentando il nostro stile di vita, percependo, ascoltando, 28 assaporando, respirando in un altro modo, più in linea con l’Universo. Attraverso la consapevolezza è possibile concentrarci sul presente, permettendoci di chiudere con i nostri ricordi negativi del passato e con le ansie funeste legate al futuro. Il tempo presente è l’unico in cui agire. Essere consapevoli permette di apprezzare il tempo presente ed il suo essere essenziale, facendo emergere il nostro vero essere e permettendo di entrare in contatto con la vita in tutta la sua profondità. La consapevolezza permette di elaborare un processo di chiarificazione con noi stessi comprendendo ed accettando ciò che avviene, senza giudizio, imparando a convivere con il passato, abbandonando alcuni schemi mentali negativi ed impegnandoci a costruire un futuro sereno. La “consapevolezza” è, infine, la presa di coscienza del mondo interno, della percezione di tutte le nostre rappresentazioni e costruzioni mentali e le relative esperienze emotive”.* __________________________________________________________________________________ *Antonio Nuzzachi, Viaggio sulle ali della consapevolezza, Youcanprint, 2013.

Correlazioni tra nutrizione e sistema nervoso

 

 

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La nostra società

 

 

ANTONIO NUZZACHI

La nostra società* “Siamo sempre di corsa! La nostra società vive con il principio: “Fare tutto e farlo subito!” Si corre nel fare gesti o azioni che potrebbero essere compiuti con calma e gestiti meglio di come facciamo abitualmente. Spesso ci si alza dal letto già con pensieri carichi di agitazione, che influenzano tutte le ore della giornata. Andiamo di fretta al lavoro, mangiamo di corsa e, fatto da non sottovalutare, con altrettanta fretta ci relazioniamo con chi abbiamo di fronte. Se da un lato la tecnologia è stata parte integrante per il miglioramento del nostro stile di vita, dall’altra ha contribuito a sostituire i momenti d’incontro fra persone con le chat spersonalizzanti dei tristi e standardizzanti “social” network. Credo che soffermarsi ogni tanto sul nostro stile di vita e sulle nostre abitudini permetta di divenire consapevoli di ciò che ci capita attorno, comprese le nostre relazioni. Questo correre continuo sul lavoro, nel relazionarci con gli altri, nel parlare, addirittura nel nutrirci, ci ha allontanato dal nostro vero essere. Ogni funzione del nostro corpo richiede tempo, a partire dal ciclo vitale dei suoi componenti elementari: le cellule. In un organismo, non tutte le cellule hanno la stessa durata di vita. Ad esempio, in un corpo umano, le cellule della pelle vivono in media per 20 giorni, quelle dell’intestino per 7 giorni, i globuli bianchi per 2 giorni, i globuli rossi per 120 giorni e le cellule muscolari vivono per tutta la vita. Questo ci insegna come il tempo sia un fattore importantissimo da prendere in considerazione, a cominciare dal funzionamento del nostro organismo per finire al nostro agire, pensare, vivere. 30 Le domande che spesso dovremmo fare a noi stessi sono: - Perché corriamo sempre? - È così necessario fare tutto e subito? -È giusto mangiare un boccone di corsa per poi trascorrere mezza giornata in coda dal medico per problemi digestivi? - Cosa ho il potere di fare per modificare il mio stile di vita e migliorarlo? - La società è frenetica, ma io cosa faccio per cambiarla? Ogni nostro gesto è spesso associato al concetto di “fretta”, siamo indotti ad agire, a fare, a produrre, ma quasi mai con consapevolezza. Gli impegni, di cui siamo costantemente oberati, non aiutano la nostra mente ed il nostro corpo ad entrare in sintonia. Un altro parametro che ostacola il viaggio verso la consapevolezza è la competizione, intesa come fare di più di qualcun altro, farlo meglio, vincere! In altri tempi, non poi così remoti, le persone avevano la straordinaria abitudine di incontrarsi fisicamente in un luogo, parlandosi, dando importanza al contenuto del discorso ed alle componenti visive, cinestetiche che l’interlocutore trasmetteva: le emozioni, il rossore in volto, il respiro, il tono della voce … Oggi accade sempre più frequentemente che, nel mezzo di una conversazione, lo squillo del telefonino interrompa il dialogo e blocchi, come un intruso, un discorso, magari piacevole, con la persona che abbiamo di fronte. La tecnologia, toccasana per quanto concerne un miglioramento pratico della vita, interagisce spesso negativamente nei rapporti empatici tra le persone. Questo non significa, naturalmente, che si debba rigettare il progresso tecnologico, eppure, se si desse il giusto valore e tempo ai rapporti relazionali, compreso il tempo per noi stessi, forse la tecnologia non emergerebbe come una “scomoda intrusa” nella vita di relazione. Il senso di consapevolezza del nostro agire è fondamentale per porre le basi che permetteranno un cambiamento, una inversione di polarità esistenziale che orienti le nostre capacità organizzative e di recupero verso uno stile di vita più sano e lento, in linea con il nostro vero essere uomini. Perché lasciamo che la fretta entri nella nostra vita, logorando così ogni istante che passa? 31 Probabilmente perché subiamo ancora il retaggio delle generazioni appena passate, che ci hanno trasmesso una visione della vita come corsa al “fare”, e non abbiamo ancora imparato a soffermarci su ciò di cui veramente abbiamo bisogno per essere felici e prenderci il tempo per assaporare la vita in modo qualitativo e sano. Cominciamo con il dare importanza al momento in cui ci svegliamo: in esso vi è la massima carica e la massima forza mentale per costruire la giornata in maniera positiva. Impariamo ad essere benevoli verso noi stessi prima di coricarci, senza aggravare di pessimismo o malinconia ciò che abbiamo realizzato nelle 24 ore, pensiamo invece alle cose belle e positive che abbiamo compiuto, proponendoci di migliorare i risultati ottenuti al fine di porre le basi per un giorno migliore”.* 

*libro: viaggio sulle ali della consapevolezza-ANTONIO NUZZACHI

La nostra società

 

 

ANTONIO NUZZACHI

Il corpo vuole parlarci* “Quante volte lo stile di vita frenetico e inconsapevole influenza il nostro stato di salute? Il nostro organismo, inteso come sistema mente-corpo, cerca di adattarsi al disordine che la nostra società spesso ci impone, ma a volte lo stress è talmente pressante che non lascia il tempo di ascoltare i segnali che questo organismo vuole trasmetterci o, quel che è peggio, seppure li notiamo, non diamo loro molta importanza, o li zittiamo con l'ausilio dei farmaci. La società ha un’altra colpa: valorizza l’esteriorità a discapito della salute. Quante volte in nome del successo, inteso come immagine esteriore, corsa verso il potere, arrivismo, distogliamo l’attenzione dai nostri stati d’animo? Ogni ruolo che abbiamo nella società crea in qualche modo una maschera, un velo che nasconde il nostro vero essere, ecco che ogni mattina ci svegliamo, mettiamo il trucco senza neanche vedere quell’immagine nello specchio che vuol comunicare con noi. La nostra salute, il nostro stato interiore, il battito del cuore, il nostro respiro, la nostra stessa vera espressione, viene prima ancora del nostro ruolo. Le nostre decisioni creano la nostra realtà, perciò è di fondamentale importanza essere chiari con noi stessi, in ogni nostra decisione vi è la controparte emotiva, ecco perché decidere significa anche collegare l’emozione e, consapevolmente, associare un valore positivo o meno alla stessa. Il nostro successo deve essere eticamente orientato al nostro corpo ed alla nostra salute. Si vuol essere una persona di potere? Occorre mettere in conto che un corpo spesso non viaggia con i parametri della società, anzi, il più delle volte, è proprio l’opposto. I giorni di festa sono un modo come un altro per staccare dal lavoro settimanale e continuare imperterriti in altre faccende che creano stress ed emozioni negative? Al corpo interessa poco il nostro modo, spesso consolidato, di eccedere e strafare, lui invia i suoi segnali per comunicare la necessità del riposo. Questo non significa che dobbiamo tralasciare i nostri impegni e che magari, proprio nel week-end, è possibile fare quello che in settimana non è stato possibile, ma dobbiamo essere consapevoli del nostro corpo, ascoltare i segnali che ci invia e gestire meglio il nostro tempo per non esser soggetti ad alti valori di stress. 33 Nella nostra vita abbiamo diversi obiettivi, ma questi devono essere ben formati, dobbiamo essere consapevoli della sintonia tra ciò che vogliamo e ciò che sentiamo: devono essere ecologicamente orientati con la nostra parte profonda. Molti si domanderanno: in che modo posso rendermi conto se un obiettivo è stato formulato bene oppure no per la mia persona? Le tecniche di Coaching ci insegnano ad usare il metodo denominato “come se”, ovvero fare come se avessimo già realizzato il nostro obiettivo al fine di fare chiarezza sugli aspetti positivi e negativi che il raggiungimento dello stesso comporta, tenendo presente il sacrificio che comporta in termini di tempo, spese, risorse, e, soprattutto, salute”.* Rallentando la nostra corsa e divenendo consapevoli del nostro agire e del nostro pensare, porgeremo l’orecchio alla voce dell’anima e con essa ascolteremo il dolce muoversi dell’Universo. __________________________________________________________________________________ *Antonio Nuzzachi, Viaggio sulle ali della consapevolezza, Youcanprint, 2013.

Il concetto di stress/aurosal

 

 

ANTONIO NUZZACHI

1.1 Definizione “Il termine stress si riferisce alla percezione dello squilibrio fra richieste ambientali e capacità di risposta, quando incapacità o inadeguatezza ad affrontare le richieste e a conseguire gli obiettivi sono percepite come potenzialmente pericolose. La risposta che ne deriva è un incremento dei livelli di ansia di stato sia cognitiva che somatica. Il termine ansia esprime invece il vissuto soggettivo di agitazione e di apprensione che si può accompagnare ad un grado elevato di arousal associato ad uno stato d'animo negativo. L'ansia ha altre funzioni fondamentali oltre a quella sopraccitata; essa ci consente di impegnarci nei compiti che svolgiamo quotidianamente, in particolar modo in quelle attività che non svolgiamo con interesse ma che dobbiamo portare a termine. L'organismo, infatti, reagisce allo stress aumentando la secrezione di certi ormoni e inibendone altri causando cambiamenti fisici nel cervello e nel corpo. La fatica, l'ansietà, la depressione, i disturbi del sonno, sono causati da malfunzionamenti chimici del cervello. Lo stress protratto nel tempo può causare danni fisici. Sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina sono tra le principali sostanze chimiche che iniziano a funzionare male. Lo stress può causare una cattiva produzione di queste sostanze. Alcuni fra i sintomi più frequenti possono essere: una sensazione di stanchezza generale, accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto, depressione, attacchi di ansia, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera dello stomaco, diarrea, crampi allo stomaco, colite, malfunzionamento della tiroide, facilità ad avere malattie, quando incapacità o inadeguatezza ad affrontare le richieste e a conseguire gli obiettivi sono percepite come potenzialmente pericolose”.* __________________________________________________________________________________ *Tratto dai testi: Master in Mental Training & Psicologia dello Sport – Gerin Birsa, 2010/11. 35 1.2 L’aurosal* “Con il termine “arousal” è indicata in psicofisiologia l’intensità dell’attivazione fisiologica e comportamentale dell’organismo: quando l’organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal; essi sono: 1) aumento della vigilanza e dell’attenzione (attivazione del sistema nervoso centrale) 2) i muscoli si preparano allo sforzo (attivazione del sistema muscolo-scheletrico) 3) cuore e polmoni si attivano per sopportare lo sforzo (sistema vegetativo simpatico) Considerando sia gli aspetti organici che quelli mentali, possiamo definire l'arousal come uno stato di attivazione fisiologica e psichica dell'organismo, che varia lungo un continuum fra sonno profondo ed intensa eccitazione. Strutture organiche coinvolte nei meccanismi dell'arousal sono localizzate a livello del sistema nervoso centrale (formazione reticolare, ipotalamo, corteccia cerebrale, sistema limbico, ipofisi), del sistema nervoso autonomo e delle ghiandole surrenali. Sollecitazioni sensoriali improvvise interpretate come segnali di pericolo o come stimoli importanti avviano risposte di attivazione a livello della formazione reticolare. Il sistema reticolare agisce a sua volta sulle strutture corticali, che attivano il sistema nervoso autonomo (simpatico). Questo determina il rilascio di catecolamine (adrenalina e noradrenalina) nel flusso sanguigno da parte della midollare surrenalica e questo genera l'attivazione generale dell'organismo. Le risposte di arousal sono rilevabili attraverso misure elettrofisiologiche, queste sono le principali: - grado di tensione della muscolatura scheletrica - frequenza cardiaca - ritmo del respiro - attività elettrocorticale - conduttanza della pelle In generale uno stato di attivazione si associa a: 1) depressione elettroencefalografica delle onde alfa ed aumento delle onde beta 2) aumento delle catecolamine nel sangue 3) incremento della frequenza cardiaca 36 4) tensione muscolare 5) frequenza respiratoria elevata 6) innalzamento della pressione arteriosa 7) diminuzione della resistenza elettrica cutanea causata dalla sudorazione 8) aumento della risposta psicogalvanica Dal punto di vista della prestazione sportiva è molto importante identificare il livello di arousal ottimale richiesto per il massimo rendimento. Per comprendere la relazione arousal-prestazione presento la Teoria della U Inversa (Inverted-U Theory).Questa teoria, nota anche come Legge di Yerkes e Dodson (1908) ci dice che in compiti motori complessi l'arousal va mantenuto ad un livello piuttosto basso, mentre per attività più facili esso può essere più alto. All'aumentare dell'arousal vi è un progressivo incremento nella prestazione sino ad un punto ottimale, oltre il quale ulteriori aumenti producono un graduale scadimento della prestazione. L'esecuzione migliore pertanto si realizzerebbe ad un livello intermedio di arousal. Elevata Prestazione ottimale Prestazione Bassa Basso Moderato Elevato Livello di

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